giovedì, dicembre 29, 2005

La testimonianza


Non c'è bisogno che io dimostri niente. Quello che sono è scritto nei miei occhi e la mia presenza qui, stamane, è la più alta testimonianza del mio impegno e del mio amore per la vita e la conoscenza.

di Amanteo

lunedì, dicembre 26, 2005

Il contratto


"Questo è il CONTRATTO CON GLI ITALIANI che noi abbiamo onorato in questi 5 anni di governo del paese!!!"

Silvio Berlusconi

giovedì, dicembre 22, 2005

Potere


"Ogni movimento rivoluzionario è romantico per definizione"

Antonio Gramsci

martedì, dicembre 20, 2005

Un vecchio saggio


Un vecchio saggio sta per morire desidera addentare un bel dolcetto. Il suo migliore allievo dedica un intero giorno a preparare il dolcetto per il maestro morente ed infine glielo porta. Il moribondo lo addenta e sorride.
L'allievo allora gli chiede : "Maestro qual'è il tuo ultimo insegnamento?".
E il Maestro dice:" Questo dolce è squisito".
La sua lezione è semplice: vivete ora, vivete nel momento.
Il futuro non esiste.
Siatene coscienti.
Ora questo dolce è delizioso, persino la morte non conta...ancora.

Letture Zen di Tiziano Terzani

lunedì, dicembre 19, 2005

L'archetto di Giulia


Ho sentito la tua voce
ancora
inesorabilmente affettuosa
Familiare
Bambina.
L'archetto strideva sulle corde, leggero
Il silenzio del telefono
(ora muto)
strideva inesorabile
sulla superficie del mio cuore,
Lontano, straziato e desolato
come terra lontana, straziata e desolata.

di Amanteo

domenica, dicembre 18, 2005

Shamisen









"L'acqua scorre.
Il ciliegio germoglia
sulla terra bianca
del tuo viso.
La ciliegia sulle tue labbra
sfiora il mio respiro.
Tutto è compiuto".

di Amanteo

mercoledì, dicembre 14, 2005

Favole e bignè


Dentro te voglio stare
In un modo non cristiano di abitare.
Sogno e non son desto
Perché anche il sogno mi dà pretesto
Per dire “Mon Cherì
E sentir pronto il tuo “Oui Oui
Mi dicevi di favole mancate
E giocavi solo con bambole assennate
Ma la vita poi ti portò a me
In giro tondo di favole e bignè.
Io sono poca cosa
Porto con me una valigia ed una rosa
Sogno e non son desto
Ed anche il sogno mi da pretesto
Per dire “Mon Cherì
Mi basta udire il tuo “Oui oui!”.

di Amante
ò

domenica, dicembre 11, 2005

Money


Si dice che col denaro si compri tutto. No, non è vero. Potete comprarvi il cibo ma non l'appetito, la medicina ma non la salute, un letto soffice ma non il sonno, il sapere ma non il senno, l'immagine ma non il benessere, il divertimento ma non la gioia, i conoscenti ma non gli amici, i servitori ma non la fedeltà, i capelli grigi ma non la reputazione, giorni tranquilli ma non la serenità. Il denaro può comprare la buccia di tutte le cose. Ma non il seme.

Arne Garborg
(born January 25, 1851, died January 14, 1924) was a Norwegian writer. He was born in Time, Norway. He was married to Hulda Garborg.
Garborg championed the use of
Nynorsk, or New Norwegian, as a literary language; he translated the Odyssey into it. He founded the weekly Fedraheim in 1877, in which he urged reforms in many spheres including political, social, religious, agrarian, and linguistic.

venerdì, dicembre 09, 2005

In fiore


Scrivimi, petalo di fiore in fiore,
scrivimi di lacrime e singhiozzi
di assenza.
Scrivi di me che sono in te
sui pomodori rossi come un tramonto libico.
Abbraccia in un canto profano
il nodo indelebile della mia mano.
Sazia di nuove geometrie il foglio
e ispira i miei pensieri di carta
Apri le gambe in fiore
a questo sogno che vive e più non muore.


E' una poesia di Amanteo

Revoluciòn


"Generalmente, gli uomini prestano fede volentieri a ciò che desiderano".

Caio Giulio Cesare



giovedì, dicembre 08, 2005

La beffa


LAVORATORI!!!!!!!!!!!!

mercoledì, dicembre 07, 2005

El Placer



Entonces un ermitaño, que visitaba la ciudad una vez al año, se adelantó para pedir:
" Háblanos del Placer".
Y él contestó así:
" El placer es un canto de libertad. Mas no es la libertad. Es el florecimiento de vuestros deseos, Mas sin ser su fruto. Es una sima que llama a una altura, Mas no es la suma ni la altura. Es el enjaulado adquiriendo alas, Alas no es el espacio cerrado. ¡Ay, la gran realidad es que el placer es un cántico de libertad! Y me agradaría que lo cantarais a pleno corazón. no obstante, no desearía que perdierais vuestros corazones al cantar".
* * *

" Algunos de vuestros jóvenes buscan el Placer como si eso fuera todo, y se ven juzgados y censurados. Yo no los juzgaría ni los censuraría. Haría que lo buscasen. Pues hallarían el Placer, mas no solo; Siete son sus Hermanas, y la menor de ellas es más bella que el placer. ¿No habéis oído hablar del hombre que cavando la tierra en busca de raíces encontró un tesoro?".
K.Gibran

martedì, dicembre 06, 2005

Io sono Babbo Natale!


6 dicembre - A Mira, metropoli della Licia, il natale di san Nicola, Vescovo e Confessore, del quale, fra i molti insigni miracoli, si racconta questo fatto memorabile, ciò che egli, da lontano, per visione indusse l’Imperatore Costantino con ammonizioni e minacce ad usar misericordia verso alcuni condannati a morte, che avevano a lui fatto ricorso. È il patrono dei bambini, ragazzi e ragazze, scolari, farmacisti, mercanti, naviganti, pescatori, profumieri, bottai, nonché delle vittime di errori giudiziari e degli avvocati; nel mondo è conosciuto prevalentemente con il nome di Santa Claus o Santa Klaus; in Italia è conosciuto anche come San Nicola di Bari, dal nome della città della Puglia che ne custodisce le spoglie a partire dall'XI secolo. È all'origine della figura di Babbo Natale
.

Non so se l'induzione verso l'Imperatore Costantino "da lontano" sia avvenuta realmente (!!!) ma certamente l'intento era pregiato e lodevolissimo.

Auguri Nicola!

Annoto con soddisfazione che in questo giorno a me caro, sono legate tre coincidenze e tre importanti figure per la mia vita:

- il 6 dicembre del 1883 nasceva in Libia il grande scrittore Jibran Khalil Jibran, autore de' IL PROFETA;

- il 6 Dicembre del 1994 moriva a Florina (Grecia) il grande attore italiano, Gian Maria Volontè;

- il 6 Dicembre si festeggiava l'onomastico del mio nonno paterno , fine ebanista, instancabile imprenditore e affettuosissimo nonno.

lunedì, dicembre 05, 2005

Le protuberance


Victor Noir est le pseudonyme de Yvan Salmon, un journaliste qui est devenu célèbre, dés l’age de 22 ans, Victor Noir a visité la maison de Lucien Bonaparte pour provoquer en duel au Prince Pierre Bonaparte (neveu de Napoléon). Pierre tue le jeune Yvan avec un revolver en janvier de 1870. Ses obsèques sont faites au cimetière de Neuilly, et le peuple français s’est levé violemment contre Napoléon III, peu avant de la chute du Second Empire. Après l’instauration de la Troisième République, les corps de Victor Noir est transfère au Père Lachaise.
Comme particularité, la statue sur le tombeau de Victor Noir a une protubérance sous le pantalon, qui est touchée par les femmes amoureuses qui visitent le cimetière...on dit que ça porte chance en amour!

Anniversario

Il giorno d'oggi del 1791, moriva a Vienna, Wolfgang Amadeus Mozart.

Nessun altro artista ha mai detto tanto. Non ha mai detto tante cose diverse, forti o allegre, alate o profonde, immaginarie o reali. E non le ha mai dette con tanta perfezione.
Sopra la folgore, vi è ancora la luce. Sopra i lampi di genio, la perfezione.
Dovremmo dimenticare Mozart, per ricominciare ad amare gli altri.
[Henri Ghéon]

sabato, dicembre 03, 2005

I baffi di Amanteo


(Nella foto George Brassens)

La manna


Mio Signore aiutaci tu!
So che non è giusto chiedere sempre il tuo intervento in questi momenti ma da soli davvero non ce la facciamo. Io poi! Ho un bisogno grandissimo di sentire la Tua voce.
OOOOOOHHH!!!!! GRAZIE!!!!

di AMANTEo

giovedì, dicembre 01, 2005

Similitudine


"La chiesa sta alla religione, come un prezioso sta ad una donna.
E' appariscente ma (sostanzialmente) inutile".

di Amanteo

martedì, novembre 29, 2005

La teoria


"Per Lacan, è risaputo, l'inconscio è strutturato come il linguaggio. Io articolo, o meglio dis-articolo, il linguaggio come inconscio (nel senso di Groddeck, l'Es, da leggersi come "ignoto" e non come subconscio "indagabile")".
Carmelo Bene

lunedì, novembre 28, 2005

Una carezza ed un sospiro



Sabato 26 N0vembre. Amanteo assiste ad un concerto di Michael Nyman e la sua band.

"Non posso far a meno di pensare che ogni composizione di Nyman è un accompagnamento all'accoppiamento fra un uomo e una donna.
La musica che monta uno strumento dietro l'altro, una carezza ed un sospiro dopo l'altro.
Invito tutti a verificare quanto sostengo.".

sabato, novembre 26, 2005

Miyagi, il maestro dell'equilibrio


NOME COMPLETO Pat Morita DATA DI NASCITA 28 Giugno 1932 Isleton, California, USA. DATA DI DECESSO 24 Novembre 2005 Las Vegas, Nevada, USA .

Con questo scarno comunicato vengo a sapere della morte del maestro Miyagi, l'indimenticabile maestro del filmetto Karate Kid che spopolò negli anni '80.
Il mio ricordo personale di Pat Morita nelle vesti di Miyagi è vivo.
Con queste poche righe rendo omaggio ad un attore che ha interpretato il "bene" e l'equilibrio. Certamente ha rappresentato un modello per molti giovani dell'epoca.

venerdì, novembre 25, 2005

Le ultime parole di un uomo per bene


El Presidente Salvador Allende es quien mejor encarna lo que significó la Unidad Popular y la vía chilena al socialismo. Estaba absolutamente convencido de su hacer. Sus discursos eran largos, improvisados pero con mucha coherencia. Era un educador de masas, que explicaba la situación política, el porqué, el cómo y cuáles eran las opciones para continuar con el proceso revolucionario. Siempre remarcó que el Gobierno Popular no sería un gobierno reformista más.
En el informe anual del Presidente al Congreso de la República, el 21 de mayo 1971 Salvador Allende expresó:
"Como Rusia, entonces, Chile se encuentra ante la necesidad de iniciar una manera nueva de construir la sociedad socialista: la vía revolucionaria nuestra, la vía pluralista, anticipada por los clásicos del marxismo, pero jamás antes concretada. Los pensadores sociales han supuesto que los primeros en recorrerla serían naciones más desarrolladas, probablemente Italia y Francia, con sus poderosos partidos obreros de definición marxista. Sin embargo, una vez más, la historia permite romper con el pasado y construir un nuevo modelo de sociedad, no sólo donde teóricamente era más previsible, sino donde se crearon condiciones concretas más favorables para su logro. Chile es hoy la primera nación de la Tierra llamada a conformar el segundo modelo de transición a la sociedad socialista".
Fue coherente con su pensamiento, pagó con su vida su opción revolucionaria. Entre sus últimas elocuciones desde el palacio presidencial el mismo 11 de septiembre de 1973, emitidas por radio Magallanes, señaló:
«No tengo condiciones de mártir, soy un luchador social que cumple una tarea que el pueblo me ha dado. Pero que lo entiendan aquellos que quieren retrotraer la historia y desconocer la voluntad mayoritaria de Chile; sin tener carne de mártir, no daré un paso atrás. Que lo sepan, que lo oigan, que se lo graben profundamente: dejaré la Moneda cuando cumpla el mandato que el pueblo me diera, defenderé esta revolución chilena y defenderé el gobierno porque es el mandato que el pueblo me ha entregado. No tengo otra alternativa. Sólo acribillándome a balazos podrán impedir la voluntad que es hacer cumplir el programa del pueblo. Si me asesinan, el pueblo seguirá su ruta, seguirá el camino, con la diferencia quizás que las cosas serán mucho más duras, mucho más violentas, porque será una lección objetiva muy clara para las masas de que esta gente no se detiene ante nada».
Ultimas palabras de Salvador Allende desde Palacio presidencial el 11 septiembre 1973:
«Seguramente, esta será la última oportunidad en que pueda dirigirme a ustedes. La Fuerza Aérea ha bombardeado las antenas de Radio Magallanes. Mis palabras no tienen amargura sino decepción. Que sean ellas un castigo moral para quienes han traicionado su juramento: soldados de Chile, comandantes en jefe titulares, el almirante Merino, que se ha auto designado comandante de la Armada, más el señor Mendoza, general rastrero que sólo ayer manifestara su fidelidad y lealtad al Gobierno, y que también se ha autodenominado Director general de carabineros. Ante estos hechos sólo me cabe decir a los trabajadores:
¡No voy a renunciar!
Colocado en un tránsito histórico, pagaré con mi vida la lealtad al pueblo. Y les digo que tengo la certeza de que la semilla que hemos entregado a la conciencia digna de miles y miles de chilenos, no podrá ser segada definitivamente. Tienen la fuerza, podrán avasallarnos, pero no se detienen los procesos sociales ni con el crimen ni con la fuerza. La historia es nuestra y la hacen los pueblos.
Trabajadores de mi patria: quiero agradecerles la lealtad que siempre tuvieron, la confianza que depositaron en un hombre que sólo fue intérprete de grandes anhelos de justicia, que empeñó su palabra en que respetaría la Constitución y la ley, y así lo hizo. En este momento definitivo, el último en que yo pueda dirigirme a ustedes, quiero que aprovechen la lección: el capital foráneo, el imperialismo, unidos a la reacción crearon el clima para que las Fuerzas Armadas rompieran su tradición, la que les enseñara el General Schneider y reafirmara el comandante Araya, víctimas del mismo sector social que hoy estará esperando con mano ajena, reconquistar el poder para seguir defendiendo sus granjerías y sus privilegios.
Me dirijo a ustedes, sobre todo a la modesta mujer de nuestra tierra, a la campesina que creyó en nosotros, a la madre que supo de nuestra preocupación por los niños. Me dirijo a los profesionales de la Patria, a los profesionales patriotas que siguieron trabajando contra la sedición auspiciada por los colegios profesionales, colegios clasistas que defendieron también las ventajas de una sociedad capitalista.
Me dirijo a la juventud, a aquellos que cantaron y entregaron su alegría y su espíritu de lucha. Me dirijo al hombre de Chile, al obrero, al campesino, al intelectual, a aquellos que serán perseguidos, porque en nuestro país el fascismo ya estuvo hace muchas horas presente; en los atentados terroristas, volando los puentes, cortando las vías férreas, destruyendo los oleoductos y los gaseoductos, frente al silencio de quienes tenían la obligación de proceder.
Estaban comprometidos. La historia los juzgará.
Seguramente Radio Magallanes será acallada y el metal tranquilo de mi voz ya no llegará a ustedes. No importa. La seguirán oyendo. Siempre estaré junto a ustedes. Por lo menos mi recuerdo será el de un hombre digno que fue leal a la Patria.
El pueblo debe defenderse, pero no sacrificarse. El pueblo no debe dejarse arrasar ni acribillar, pero tampoco puede humillarse.
Trabajadores de mi Patria, tengo fe en Chile y su destino. Superarán otros hombres este momento gris y amargo en el que la traición pretende imponerse. Sigan ustedes sabiendo que, mucho más temprano que tarde, de nuevo se abrirán las grandes alamedas por donde pase el hombre libre, para construir una sociedad mejor.
¡Viva Chile!
¡Viva el pueblo!
¡Vivan los trabajadores!
Estas son mis últimas palabras y tengo la certeza de que mi sacrificio no será en vano, tengo la certeza de que, por lo menos, será una lección moral que castigará la felonía, la cobardía y la traición.»

giovedì, novembre 24, 2005

Il Viaggio di Korn




1.

La festa era perfetta.
Duemila invitati e il vino certo non mancava.
- Non è il caso Korn. Tu sei un uomo rispettabile, in città. La tua famiglia ha dato lustro a questa terra per secoli. Non puoi lasciare tutto per questo viaggio che hai in mente. Non sarebbe giusto!
L’aria attorno alla villa era rarefatta. Gelida, la notte. Korn dovette accendersi una sigaretta per ricordarsi dove fosse. Inspirò profondamente e soffiò sulle mani e comparve un uomo di giovane età.
- Buonasera, Korn.
- ……..
- Ricordati sempre della morte . Abbi sempre coscienza del tuo respiro. Dei battiti del tuo polso. Dei peli sul tuo petto.
- ……..
- Ho viaggiato a lungo per consolarti. Per consigliarti.
- ……..
- Conosco tutto di te. Posso plagiarti, ora!


2.

Non si svegliò presto quella mattina. La notte precedente aveva vegliato su una scena inedita; ma adesso doveva prendere una decisione.
- Ma perché dovrei decidere? Cosa dovrei decidere?- si ripeteva Korn ad ogni passaggio di rasoio sul viso. Si vestì. Cercò le chiavi della macchina. Le trovò. Scese in garage. Accese il motore. Infiammò la punta di una sigaretta. E andò.
La pianura sembrava spettrale in quell’alba di Febbraio. Il fiume lambiva la strada e i pensieri di Korn si confondevano tra le alte montagne che sovrastavano il piano scenario. Korn aprì di scatto il porta oggetti dell’auto e scelse una musicassetta, A caso. Un Capriccio di Paganini sul finire e poi …

- Questa musica…, quanto l’ho amata. Come se l’avessi scritta io. Anzi, di più! Mentivo sempre, dicendo che era opera mia.
Arrivò in fabbrica verso le 7:00. Premendo un pulsante si aprì, pietosamente il cancello. Era domenica e nessuno sarebbe venuto. Korn restò a lungo a fissare i finestroni del capannone; una luce filtrava timidamente dagli angoli acuti.
- Dovrò scegliere la mia strada….. No! Non adesso , però. Sarà meglio che mi rilassi qualche giorno in montagna dal mio amico.
Jù era una specie di fratello per Korn. Viveva con un vecchissimo zio alle pendici del monte Nor. Non aveva una donna e per quanto ne sapesse Korn, non ne aveva mai avuta una. Mai. Aveva preferito “emanciparsi dall’incubo delle passioni”….come amava ricordare quando alzava un po’ il gomito! Jù e Korn erano cresciuti insieme, ma la loro amicizia era speciale. Erano sempre stati profondamente diversi, ma i loro spiriti erano complementari. Il vino e la bottiglia. L’uno il completamento dell’altro.
Jù era orfano, praticamente da sempre; era vissuto per molti anni con suo zio nelle terre desertiche del Botai, perché lo zio era ambasciatore, in quel paese al confine del mondo. In quegli anni , Jù visse delle esperienze che lo segnarono profondamente.
- Ho conosciuto la fame. La sete. Ho affrontato la morte -. Aveva detto una sera al suo amico Korn. L’unico a cui Jù parlava di sé. Anni dopo, Korn trovò un vecchio quaderno ingiallito, ma non dal tempo. Era un diario scritto a mano da Jù. Vi era narrata una storia fantastica, ai limiti dell’inverosimile; il protagonista era lo stesso Jù. Non l’aveva mai raccontata a Korn. Nemmeno a Korn! Ma capì. Capì che Jù aveva davvero conosciuto la fame, la sete e che aveva sconfitto la morte.

3.


Arrivò a casa di Jù che era sera. Lui lo accolse al portone , come se non si vedevano che da pochi minuti. Non si dissero nulla. Lo zio dormiva, malato. Jù mostrò la stanza a Korn. Con un piede fuori dalla porta e uno dentro la stanza, sorrise.
E disse:- Qui sei al sicuro. Non devi scegliere. Sei al sicuro.
Abbassò di scatto gli occhi, come solo lui sapeva fare, mentre indietreggiava, annullando la distanza che c’era tra il suo corpo e la sua mano che aveva tenuto saldamente attaccata alla maniglia della porta. Uscì chiudendo la porta. Era al sicuro per quella notte. Era al sicuro.

Il tempo a casa di Jù e lo zio passava lento e, casto. Le ore non si contavano. I ritmi biologici erano l’unica clessidra in quell’isola di pace.
Korn rimase in quella casa per tre anni. Il vecchio zio, ambasciatore in congedo , era morto lasciando Jù solo e , ricchissimo.
- Cosa farai della tua vita, amico mio?- disse Korn il giorno della morte dello zio, forse pensando che il motivo che lo aveva costretto a restare in solitudine alla pendici del monte Nor per tutti quegli anni, fosse la malattia dello zio.
- Quello che ho fatto fin ora- rispose Jù con un sorriso dolcissimo- aspetterò il mio turno prima di parlare. E poi cambierò tutto. Tutto questo mondo bizzarro!



4.


Il viaggio per Zalèm durò sei mesi. In quei giorni di fatica e di silenzio, Korn aveva attraversato pianure. Montagne. Fiumi . E mari. Infanzia. Adolescenza. Giovinezza. Maturità. Il suo aspetto era profondamente mutato. I capelli erano lunghi, ma curati. Le mani avevano perso la leggerezza e la morbidezza di un tempo, ma erano più vigorose e forti. Gli occhi sembravano più chiari di quando era partito.
Jù era stato chiaro.
- Appena giunto nell’isola di Zalèm, riempirai una bisaccia. In una borsa metterai del pane bianco. Nell’altro del vino. Mai, dovrai cibarti di quel vino. Mai, dovrai dissetarti di quel vino. Seguirai il sentiero fino alla biforcazione. A quel punto dovrai scegliere!


Korn arrivò a Zalèm nelle prime ore di un nuovo giorno. Era ancora buio. Camminò nella notte seguendo il sentiero. L’alba. Poi il tramonto. Korn si fermò, sprofondando con un forte sospiro sulle ginocchia. Piegò la testa verso la terra con gli occhi serrati.
Era giunto alla biforcazione.
Sfilò la pesante bisaccia da una spalla. Trasse fuori il pane da una borsa e ne mangiò. Poi aprì l’altra borsa e ne trasse il vino e ne bevve. Quando fu sazio era già, notte. Vegliò .All’alba prese una pietra e la pose su un’altra pietra. Poi fece pochi passi e prese un’altra pietra e la ripose sulle altre. E poi ancora un’altra pietra. E un’altra ancora.
Alla fine guardò la sua opera e disse:
- Questa sarà la mia casa. Zalèm, la mia terra.


di Amanteo

mercoledì, novembre 23, 2005

Il libro

Domenica 27 - Roccalumera (Me)
alle ore 18,00, presso il Parco Letterario Quasimodo, si terrà l'incontro
"NOI GIOVANI AUTORI".

Nel corso della presentazione, Amanteo discuterà del suo romanzo, La collina di Petrìn (vedi foto e recensione su
http://www.kultunderground.org/karticoli.asp?data=121&I=7162 ).

lunedì, novembre 21, 2005

Foto


Successo nella capitale francese per la mega esposizione con 250 scatti d'autore: dagli anni Venti ai giorni nostri. Con tanti protagonisti della fotografia e immagini memorabili.

La bandiera


Mio Dio,
io mi vergogno.
Mi vergogno di essere un uomo che vive in un mondo così.
Dove un uomo ammazza un altro uomo "legittimamente".
Padre se ci sei batti un colpo
sulla testa di cazzo di quell'uomo che, col suo colletto bianco, mi sputa in faccia
parole:
democrazia, libertà, giustizia!
Padre batti un colpo.
Ne basterebbe uno dei tuoi, di quelli ben piazzati tra capo e collo.
E fai in modo che non vomiti il mio pranzo davanti ad un colletto bianco che dice parole senza senso.
Padre, perdonaci per questo freddo che ghiaccia i vetri delle macchine stamattina
e perdona quelli che come me vivono nello schifo
tra parole insopportabili come democrazia, libertà e giustizia.

di Amanteo

(Amanteo è contro l'ipocrisia di Stato.
Amanteo è contro la pena di morte).

domenica, novembre 20, 2005

Viva la Vida Muera la Muerte


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
-questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera,
insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo.
I tuoi occhi saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattinaquando su te sola ti pieghinello specchio.
O cara speranza,quel giorno sapremo anche noiche sei la vita e sei il nulla
Per tutti la morte ha uno sguardo.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchiori emergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

di Cesare Pavese

sabato, novembre 19, 2005

Sola

Violin


"Mi hanno detto che sei bella. Mi hanno detto che sei un uomo, in realtà. Mi hanno detto che non è vero che sei bella. Mi hanno detto che l'uomo non è bella. Ma bello, semmai. Io ho ascoltato la tua musica. Il sospiro del tuo violino e mi sembrava perfetto. Anzi davvero bello ed ho pensato che sei bella. Se sei un uomo? No, quello non l'ho pensato".

di Amanteo
(nella foto Laurie Anderson)

venerdì, novembre 18, 2005

When you are not


"There is nothing more depressing than trying to appear happy when you are not."
Nick Cave(MAGNET #51)

giovedì, novembre 17, 2005

Dopo ieri


“Dopo ieri, amico mio, il più bello sono io!”
“Il più bello?”
“Si, si , il più bello.”
“Più bello di chi?”
“Di tutti, si capisce”.
“Di tutti chi?”
“Di tutti voi!”
“Noi chi?”
“Voi”
“Ah…”
"Si, dopo ieri, dopo i fatti di ieri io sono il più bello senza ombra di dubbio”.



di Amanteo

martedì, novembre 15, 2005

La mia coppia ideale



Questa foto ritrae personaggi di un notissimo telefilm americano degli anni '80.
Tutt'ora Cliff e Clair (i genitori) rappresentano, nel mio immaginario non più di ragazzino, l'ideale assoluto di coppia e la famiglia Robinson il mio ideale familiare.


(Si trattava di una serie di grande successo in Italia, dove viene ancora saltuariamente trasmessa, ma anche nel resto del mondo.Fu trasmessa per la prima volta il 20 settembre 1984 sull'emittente televisiva NBC: negli anni furono girati 197 episodi, l'ultimo dei quali andato in onda il 17 settembre 1992. In realtà, il cognome della famiglia è Huxtable, difficile da ricordare nei paesi di lingua latina. Il protagonista è Cliff, ginecologo, sposato con Clair, avvocato, e padre di cinque figli di età diversa. Negli anni, il cast si arricchirà di svariati altri personaggi ma non perderà mai il suo punto di forza: storie realistiche raccontate col sorriso sulle labbra. Durante gli anni Ottanta, Bill Cosby era ai vertici della classifica tra gli uomini pù ricchi degli Stati Uniti proprio grazie al successo di questo show che ha anche avuto un seguito con lo spin-off "Denise", proptagonista Lisa Bonet )

lunedì, novembre 14, 2005

Cantastoria


YOU SOULS OF BOSTON

You souls of Boston, bow your heads,
Our two most noble sons are dead.
Sacco and Vanzetti both have died,And drifted out with the Boston tide.
'Twas on the outskirts of this town,

Some bandits shot two pay clerks down,
On old Pearl Street in South Braintree,
And they grabbed that money and rolled away.
Sacco and Vanzetti got arrested then,

On a trolley car by the plain clothed men,
Carried down to Brockton jail,
And laid away in a lonesome cell.
The folks in Plymouth town did sayVanzetti sold fish in Suassos Lane.

His fish cart was thirty-two miles away
From old Pearl Street this fatal day.
Sacco's family hugged and kissed their dad,

Said, "Take this family picture to the passport man.
"He was in that office, forty odd miles away
From old Pearl Street this fatal day.
One lady by the name of Eva SplaineSaw the robbers jump in their car and drive away.

For a second and a half she seen this speeding car,
She swore Sacco was the bandit man.
It was twenty, or thirty, or fifty more,

Said Sacco was not in the robber's car.
Judge Webster Thayer stuck by Eva Splaine,
Said Sacco was the guilty man.
Mrs. Sacco was heavy then with child,

She walked to Sacco's cell and cried.
The Morelli gang just down the corridorsigned confessions they killed the payroll guards.
"We seen Mrs. Sacco pregnant there,

We heard her cry and tear her hair.
We had to ease our guilty hearts
And admit we killed the payroll guards."
Judge Webster Thayer could not allow

The Morelli gang's confession to stop him now.
Sacco and Vanzetti are union men,
And that verdict, guilty, must come in.
The bullet expert took the stand,

Said the bullets from the bodies of the two dead men
Could not have been fired from Sacco's gun
Nor from Vanzetti's gun have come.
It was sixty-three days this trial did last;

Seven dark years come a-cripplin' past,
Locked down in that mean old Charlestown jail,
Then by an electric spark were killed.
Old Boston City was a dark old town,

That summer's night in August the switch went down,
People they cried and marched and sung,
Every tongue this world around.

parole di Woody Guthrie (anche in fotografia)

La Canzone è tratta dall'album Ballads of Sacco and Vanzetti.

L'aforisma (condivisibile, in parte)


“Se credessi in Dio non potrei mai perdonargli la morte degli uomini”

di Elias Canetti


Olio di Ted Kliman, Pietà

giovedì, novembre 10, 2005

"La notte" secondo Michelangelo Buonarroti



Il motivo classico della «Leda» diventa, nella fantasia di Michelangelo, la posa emblematica di un sonno tormentoso. La terribile presenza fisica, la verità di questa figura, si fondono nella elaborata invenzione di un modulo compositivo di contrapposti e torsioni dinamiche. Il disporsi libero del corpo, secondo gl'impulsi e i moti psicologici, s'identifica con l'idea formale.

The classical design of “Leda” becomes, in Michelangelo’s fantasy, the emblematic pose of a tormented sleep. The terrible, physical presence, the truth of this is fused in an elaborate invention of a composition of counterpoint and dynamic twisting. The freely-placed body follows the impulses and psychological movement identified in the ideal form.

di Amanteo

Da Socrate a Benigni





"Anche voi, giudici, dovete, quindi, sperare nella morte e pensare a una cosa sola, che cioè all'uomo buono non può toccare alcun male né in vita né dopo morto e che gli dei non dimenticano le sue azioni; anche quello che ora è toccato a me, non è accaduto per caso ed è chiaro che la cosa migliore per me è morire e liberarmi, così, da tante brighe.

Ecco il motivo per cui la voce di dio non mi ha interdetto e perché io, contro i miei accusatori, contro quelli che mi hanno condannato, non ho alcun rancore, sebbene essi mi abbiano accusato e condannato non con questa intenzione, ma per farmi del male: in questo sono da biasimare.

Tuttavia io li voglio pregare di una cosa: quando i miei figli saranno cresciuti, puniteli, cittadini, stategli dietro come io facevo con voi, se vedrete che si preoccupano più delle ricchezze o degli altri beni materiali che della virtù e se si crederanno di valere qualcosa senza valer poi nulla, rimproverateli, come io rimproveravo voi, per ciò che non curano e che, invece, dovrebbero curare, se credono di essere «grandi uomini» e poi non sono niente.

Se farete questo, io e i miei figli avremo avuto da voi ciò che è giusto.

Ma è giunta, ormai, l'ora di andare, io a morire, voi a vivere. Chi di noi vada a miglior sorte, nessuno lo sa, tranne dio".


( da Apologia di Socrate di Platone)

martedì, novembre 08, 2005

La morte in faccia


“A Torino va in mostra la morte”, è il titolo di un articolo che troviamo oggi su un quotidiano italiano. Un’artista thailandese, esporrà in una sala dell’università del capoluogo piemontese dieci salme con il viso coperto da una garza (per tutelarne la privacy) che faranno da soggetto acchiappa stupore, mentre lei si esibirà in un monologo-dialogo rivolgendosi direttamente ai corpi inermi.
Non è la prima volta che io, un artista, predico a malcapitati amici, l’importanza della censura ma è certamente la prima volta che pubblico questa opinione pressato dall’attualità e dal clamore di una notizia.
Lo spettacolo è censurabile sotto due aspetti: il buon costume e la valenza artistica.
Il buon costume per i giuristi e i sociologi è l’insieme dei principi etici condivisi dalla gran parte del corpo sociale in un dato momento storico, così che un atto contrario ad essi sarebbe percepito dalla comunità come immorale o vergognoso.
La valenza artistica per definizione non esiste, almeno per chi vi scrive. Però vi sono dei casi in cui la creazione artistica deve cedere il passo alla censura di Stato quando questa, appunto, è nociva al comune denominatore della morale pubblica che si specchia nel principio del buon costume.
Il principio in questione è in quanto è, pur essendo oggetto di discussione e a volte di polemiche, resta dunque un punto di riferimento a cui tutti, senza alcuna eccezione, devono ispirarsi.
L’arte e le regole imposte sono come l’acqua e l’olio ed è compito degli artisti lottare per una libertà d’espressione che sia riconosciuta proprio dagli ordinamenti statali ma il limite del buon costume deve essere rispettato persino da chi fa arte.
Nel momento in cui l’arte lede o potenzialmente può essere nociva ad un altro essere, la ragion creativa deve cedere il passo alla ragion di Stato.
La censura è uno strumento di regolazione che non dovrebbe mai mancare in una civiltà avanzata, eppure è impraticabile il suo perseguimento fino a quando non si troverà il modo di eleggere dei censori, arbitri imparziali e illuminati che tanto fanno pensare al governo dei filosofi di Platone e quindi ad un’utopia.
E’ innegabile che l’esposizione di corpi senza vita, finalizzata ad una messinscena, seppur di buona forgia, è un atto che ripudia il comune – ed il mio senz’altro! - senso del pudore e della pietà e viene percepita come un’operazione di cattivo gusto che indulge al senso del macabro.
A nulla valgono a mio avviso, le giustificazioni dell’artista – della quale non sento il bisogno urgente di rivelare il nome – che è mossa, spiega, dall’esigenza di spiegare il vero senso della morte agli italiani che con essa hanno un cattivo rapporto, mentre in oriente la si accetta con spirito sereno e quasi compiaciuto. ( Per dovere di cronaca è giusto dire che proprio nella sua terra d’oriente la pièces non è stata autorizzata se non in forma di video).
A me sembra che la nostra epoca produce pochi veri artisti e soprattutto poca vera arte e se non si riesce a stupire più il pubblico senza recitare in mezzo ai cadaveri o senza impiccare dei pupazzotti al centro di Milano, allora è meglio tacere e coprire la propria incapacità con un telo di buon senso.

di Amanteo


Una canzone


The night belongs to lovers


The night walks slowly
on the neck of my desire
and sex does not have anything to do with it
These verses are for you
Which you will turn into music with your guitar!
Will you do this for me, baby?

The night belongs to lovers
The night is not for sex
The night belongs to lovers
It is not for sex

If I were there with you
I would know how to kiss you gently
And it would be liked by your friends as well
If I were ash I would mould your shoulders
I would plaster your breast
Because we are the night.

The night belongs to lovers
The night is not for sex
The night belongs to lovers
It is not for sex

I have heard your voice and I was pleased to do it
I have heard my voice and I was pleased to do it
You say, Death, grazes us continually
But I say, that life, rests in serenity
And the evening, Love, is almost at the end
While the night is still crazy about us.

The night belongs to lovers
The night in not for sex, baby
The night belongs to lovers
It is not for sex.



Parole e arrangiamento musicale di Amanteo

(testo in inglese di Letizia Sangiorgio).





(Testo originale)

La notte è degli amanti.

la notte cammina lenta sul collo del mio desiderio e il sesso non c'entra niente. Questi versi sono per Te che li renderai musica con la tua chitarra! farai questo per me, tesoro?la notte è degli amanti. la notte non è per il sesso. la notte è degli amanti non è per il sesso. se fossi lì con te saprei baciarti bene e ti piacerebbe e piacerebbe anche ai tuoi amici. se fossi cenere plasmerei le tue spalle igesserei il tuo seno perché noi siamo la notte. la notte è degli amanti.la notte non è per il sesso.la notte è degli amantinon è per il sesso.ho sentito la tua voce è mi è piaciuto farlo ho sentito la mia voce e mi è piaciuto farlo. la morte, dici, ci sfiora ogni momento ma la vita,dico, riposa serena. e la sera, amore, è quasi finita mentre la notte ancora, è pazza di noi. la notte è degli amanti non è per il sesso, tesoro!la notte è degli amanti non è per il sesso.)

lunedì, novembre 07, 2005

Passepartout


«Le donne ci piacciono perché sono meravigliose, o ci sembrano meravigliose perché ci piacciono?» .

di Achille Campanile

sabato, novembre 05, 2005

A song


Because The Night

take me now baby here as I am
pull me close, try and understand
desire is hunger is the fire I breathe
love is a banquet on which we feed

come on now try and understand
the way I feel when I'm in your hands
take my hand come undercover
they can't hurt you now, can't hurt you now,
can't hurt you now
because the night belongs to lovers
because the night belongs to lust
because the night belongs to lovers
because the night belongs to us

have I doubt when I'm alone
love is a ring, the telephone
love is an angel disguised as lust
here in our bed until the morning comes
come on now try and understand
the way I feel under your command
take my hand as the sun descends
they can't touch you now,
can't touch you now,
can't touch you now because the night belongs to lovers ...
with love we sleepwith doubt the vicious
circle turn and burns without you
I cannot live forgive,
the yearning burning
I believe it's time, too real to feel so touch me now,
touch me now,
touch me now because the night belongs to lovers ...
because tonight there are two lovers
if we believe in the night we trust
because tonight there are two lovers ...

L'ignoranza, secondo Giordano Bruno


Italian - l'ignoranza è la madre della felicità e della beatitudine sessuale
Albanian - padituria është nëna e lumturisë dhe e ngazëllimit seksual
Aragones - a inoranzia ye a mai d'a felizidá y d'a bienabenturanza secsual
Basque - ezjakintasuna zorionaren eta dohatasun sexualaren iturburua da
Bolognese - l'ignuranza l'é la mèder dla felizitè e dal gósst stra i linzû
Bresciano - la gnoransa l'è la mader de l'eser cuntegg e sudisfagg per el seso
Breton - an diouiziegezh eo mamm al laouenidigezh hag ar wenvidigezh reizhel
Calabrese - l'ignoranza è la mamma dilla filicità e dilla biatitudini sessuali
Catalan - la ignorància és la mare de la felicitat i de la benaurança sexual
Cornish - dywothfos yw mam lowena ha gwynvys rythek
Croatian - neznanje je majka spolne sre e i bla~enstva
Danish - uvidenhed er moderen til seksuel lykke og fryd
Dutch - onwetendheid is de moeder van sexueel geluk en zaligheid
English - ignorance is the mother of sexual happiness and bliss
Esperanto - nesciado estas la patrino de seksaj feli o kaj beateco
Estonian - rumalusest sünnib heaolutunne ja seksuaalne õndsus
Finnish - tietämättömyys on seksuaalisen onnen ja autuuden äiti
French - l'ignorance est la mère du bonheur et de la béatitude sexuelle
Furlan - l'ignorance jè la mari de felicitât e de beatitudin sessuâl
German - Ignoranz ist die Mutter des Glücks und der sexuellen Glückseligkeit
Hungarian - a tudatlanság a nemi öröm és révület szülõanyja
Italian - l'ignoranza è la madre della felicità e della beatitudine sessuale
Judeo Spanish - la inyoransa es la madre de la felisidad i de la beatitud seksual
Latin - ignorantia mater est beatitudinis et sexus voluptatis
Latvian - nezin aana ir seksu l s laimes un baudas m te
Leonese - la inorancia ye la mai de la felicidá y l'aventuranza sesual
Mudnés - l'ignorânza l'è la mêdra d'la felicitê ed la sudisfaziòun dàl sês
Neapolitan - 'a gnuranza è 'a mamma 'e ll'arrecrìo e dd' 'a biatézza sessuale
Papiamentu - ignoransia ta mama di felisidat i di bienaventuransa seksual
Polish - ignorancja jest matk seksualnego szcz [cia i bBogosBawieDstwa
Portuguese - a ignorância é a mãe da felicidade e da bem-aventurança sexual
Roman - l' ignoranza è la madre de la felicità e de la soddisfazzione sessuale
Spanish - la ignorancia es la madre de la felicidad y de la bienaventuranza sexual
Swedish - avspänning är modern till den sexuella lyckan och sällhetenUmbro-
Sabino - r'ignuranzia è ra matre de ra filicità e de ra biatituddine sissuale
Welsh - anwybodaeth yw mam dedwyddwch a gwynfyd rhywiol
Zeneize - l'ignoansa a l'é a moæ da feliçitæ e da satisfaçion do sesso

venerdì, novembre 04, 2005

Sapere è non dimenticare


Adolf Hitler

Figlio di un padre autoritario e repressivo, Adolf Hitler nasce nella piccola cittadina austriaca di Braunau am Inn nel 1889. La precoce morte della madre (a cui era estremamente legato), inoltre, lascia profonde ferite nel suo animo. Iscrittosi alla scuola Reale di Linz, è un allievo problematico e dal rendimento non certo brillante. Fatica ad integrarsi, a studiare e ad avere un rapporto armonico con studenti e professori. Il risultato di questo disastroso "iter" scolastico è che di lì a qualche anno abbandona l'istituto. Si trasferisce allora a Vienna cercando di entrare all'Accademia di Belle Arti, spinto da certe velleitarie tendenze artistiche (testimoniate anche da numerosi quadri). L'Accademia però lo respinge per ben due anni consecutivi, generando in lui notevole frustrazione, alimentata anche dal fatto che, non possedendo una licenza superiore, è impossibilitato a iscriversi alla facoltà di Architettura, possibile nobile ripiego alle bocciature in Accademia. Il suo quadro psicologico, così, tende a farsi preoccupante. Sono anni bui, segnati fra l'altro da episodi di vagabondaggio e di isolamento sociale (senza contare il grave decadimento fisico a cui questo stile di vita lo stava conducendo). Si racconta che girasse, ironia della sorte, nei ghetti ebraici come un fantasma, vestito di un soprabito nero e sformato (donatogli da un occasionale amico ebreo) ed estremamente trascurato nell'aspetto. Negli anni di Vienna, comincia a sviluppare il suo odioso e ossessivo antisemitismo. Per campare, deve rassegnarsi a fare l'impiegato, mentre nel tempo libero discute di politica con amici e conoscenti, con una veemenza tale da lasciare spesso esterrefatti gli interlocutori. I suoi discorsi, spesso fluviali e monologanti, sono contrassegnati da estrema decisione, punti di vista privi di sfumature e da un'esaltazione della violenza come soluzione per i problemi che affliggono la società. In particolare, contesta ferocemente le teorie marxiste e bolsceviche, soprattutto per il loro rifiuto dei valori borghesi e capitalistici. Il solo sentir parlare di comunismo gli provoca crisi isteriche. A odio si aggiunge odio quando scopre che tra i principali fautori e divulgatori di tali idee si cela gran parte dell'intellighentia ebraica. Nel suo delirio, comincia ad addossare agli ebrei le colpe più assurde. Di essere internazionalisti e materialisti (quindi contro la supremazia dello stato nazionale), di arricchirsi a scapito dei cittadini di altre religioni, di minare la supremazia della razza tedesca nell'Impero, ecc. Nel 1913 decide di partire per Monaco e nel 1914, dinanzi al Consiglio di revisione a Salisburgo, viene riformato per cattive condizioni di salute. Quando, il 1° agosto 1914, c'è la dichiarazione di guerra, Hitler è addirittura felice e non vede l'ora di partecipare all'"impresa". Scoppiata quindi la prima guerra mondiale si distingue sul campo guadagnandosi numerosi riconoscimenti militari. Nel 1918 però la Germania viene sconfitta e la cosa lo getta nello sconforto. Naufragavano quell'Impero e quella vittoria, per i quali aveva appassionatamente combattuto per quattro anni. Bisogna rilevare, per una comprensione maggiore della cause che porteranno la Germania a scatenare il successivo conflitto e per capire fino a che punto egli fosse in grado di intercettare gli umori dei suoi connazionali, che questo senso di frustrazione e di umiliazione per la sconfitta era comune a tutti i tedeschi del tempo. Successivamente, sempre a Monaco (siamo nel 1919), inizia la sua attività politica vera a propria costituendo l'anno seguente il Partito Nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi (NSDAP). Gli esordi sono burrascosi, tanto che in seguito alle sue attività di agitatore viene arrestato. Durante la prigionia scrive il "Mein Kampf" orrendo manifesto della sua ideologia, infarcita di nazionalismo, razzismo, convinzioni circa la superiorità di una presunta "razza ariana", odio contro ebrei, marxisti e liberali. Scarcerato dopo soli 9 mesi, torna alla guida del NSDAP. La grande crisi economica del 1929 permette a Hitler e al suo movimento di far leva sul malcontento di alcune frange della popolazione esasperate da disoccupazione e tensioni sociali. Alle elezioni del 1930 il suo partito cresce di molto guadagnando oltre un centinaio di seggi in parlamento. Intanto Hitler impiega le sue camicie brune, una vera e propria organizzazione paramilitare, negli scontri di piazza. L'ascesa del nazismo è iniziata. Nel 1932 Hitler perde le elezioni per pochissimi voti ma l'anno seguente il partito nazista è già il primo partito della Germania. Il consolidamento del potere di Hitler avviene con l'eliminazione degli avversari all'interno e all'esterno del partito. Come primo provvedimento dichiara fuorilegge il partito comunista arrestandone i leader principali, poi scioglie tutti i partiti tranne il NSDAP. Nel 1934, nella celebre quanto sanguinaria e terrificante "notte dei lunghi coltelli" fa eliminare con un massacro oltre un centinaio di camicie brune, divenute scomode e di difficile controllo. L'anno seguente ottiene il potere assoluto proclamandosi Fuhrer (capo supremo del Terzo Reich), e istituendo un apparato militare di controllo e repressione di burocratica ferocia. A capo di questo apparato vi sono le famigerate SS che, insieme alla Gestapo (polizia di Stato con pieni poteri), istituirono il sistema dei campi di concentramento per eliminare gli oppositori. Le persecuzioni cominciano a colpire con virulenza gli ebrei espulsi in massa dai loro incarichi lavorativi e, con le leggi antirazziali del 1935, privati della cittadinanza tedesca e in seguito deportati nei campi di sterminio. Sul piano della politica estera il programma prevedeva l'unione di tutte le popolazioni germaniche in un'unica grande nazione con il compito di colonizzare l'Europa e distruggere i sistemi comunisti. Alla luce di questo progetto imperialista, nonostante i patti internazionali, Hitler comincia una corsa al riarmo, mentre in contemporanea stringe un Patto d'Acciaio prima con Mussolini e in seguito con il Giappone. Nel 1939 si annette l'Austria con un colpo di mano ancora in qualche modo "politico" (ossia con il consenso sostanziale degli stessi austriaci) mentre Francia e Inghilterra, quasi stordite, rimangono a guardare. Senza più freni inibitori e in preda ad un delirio di onnipotenza, invade la Polonia, malgrado avesse stipulato un patto di non aggressione poco prima, poi la Cecoslovacchia. A quel punto, le potenze europee, conscie dell'enorme pericolo che si andava profilando, dichiarano finalmente guerra alla Germania, ormai però preparatissima alla guerra, suo reale e nient'affatto recondito scopo. Scoppia dunque la cosiddetta seconda guerra mondiale. In un primo momento, fra l'altro, stringe paradossalmente alleanza con la Russia di Stalin (il celebre patto Molotov-Ribbentrop), patria degli odiati bolscevichi. Nel 1940 invade la Francia mentre De Gaulle si rifugia in Inghilterra per organizzare la resistenza, poi l'Africa del Nord. L'avanzata della Germania a questo punto sembra inarrestabile. Solo l'Inghilterra, forte di un "alleato" naturale come la Manica, che tante volte l'ha protetta anche in passato, ancora resiste e anzi sconfigge un primo tentativo di invasione di Hitler. Nel 1941, in preda alle sue mire espansionistiche e nonostante i patti che aveva stipulato con l'URSS decide di invadere anche la Russia. Sul fronte europeo la Germania è impegnata anche nella difficile e logorante guerra con l'Inghilterra, un vero osso duro, ma stranamente Hitler trascura e relega in secondo piano questo conflitto. Inizialmente poi, la campagna di Russia sembra a lui favorevole e l'avanzata tedesca vittoriosa e inarrestabile. I contadini russi attuano però una strategia difensiva di grande intelligenza, bruciando ogni cosa dietro di sè in attesa dell'arrivo del grande inverno russo, sapendo che è quest'ultimo il vero, importante alleato. Intanto, inaspettatamente gli USA entrano in guerra in difesa dei Russi. La Germania si trova dunque ad essere attaccata su due fronti, ad Est dai Sovietici e a Ovest dagli Alleati. Nel 1943 avviene la disastrosa ritirata dalla Russia, poi la perdita dei territori africani; gli alleati sbarcavano poi in Normandia e liberavano la Francia (1944). Il Giappone veniva bombardato con le armi atomiche e costretto in questo modo alla resa. Nel 1945 il cerchio di fuoco si chiude intorno a Berlino. Nel 1945 Hitler, sconfitto ed isolato nel bunker della Cancelleria dove tenta ancora una strenua difesa, si toglie la vita dopo aver sposato la sua amante, Eva Braun (suicida anch'essa insieme a lui), e redatto le sue ultime volontà. I loro cadaveri, frettolosamente bruciati dopo essere stati cosparsi di benzina, saranno rinvenuti dalle truppe sovietiche.

giovedì, novembre 03, 2005

Che dev'esserci un modo di vivere senza dolore


DISAMISTADE

Che ci fanno queste anime davanti alla chiesa
questa gente divisa questa storia sospesa
a misura di braccio a distanza di offesa
che alla pace si pensa che la pace si sfiora
due famiglie disarmate di sangue
si schierano a resa e per tutti il dolore degli altri è dolore a metà
si accontenta di cause leggere la guerra del cuore
il lamento di un cane abbattuto da un'ombra di passo
si soddisfa di brevi agonie sulla strada di casa
uno scoppio di sangue un'assenza apparecchiata per cena
e a ogni sparo all'intorno si domanda fortuna
che ci fanno queste figlie a ricamare a cucire
queste macchie di lutto rinunciate all'amore
fra di loro si nasconde una speranza smarrita
che il nemico la vuole che la vuol restituita
e una fretta di mani sorprese a toccare le mani
che dev'esserci un modo di vivere senza dolore
una corsa degli occhi negli occhi a scoprire
che invece è soltanto un riposo del vento
un odiare a metà e alla parte che manca si dedica l'autorità
che la disamistade si oppone alla nostra sventura
questa corsa del tempo a sparigliare destini e fortuna
che fanno queste anime davanti alla chiesa
questa gente divisa questa storia sospesa.

Testo e musica di Fabrizio De Andrè (in foto)

mercoledì, novembre 02, 2005

Un "poeta" ad un Poeta


Caro Poeta,
qualche anno fa Ti dedicai una poesia. Sdegnata. Rabbiosa. Triste. S'intitolava "perchè tu Pasolini?".
Avevo appena letto "Petrolio" e c'ero rimasto male. Non riuscivo a capire. Perchè tutta quella dolcezza? E tutto quello scandalo? Lo scandalo "dell'amore di corpi senza anima" sul prato della Casilina!
Non riuscivo a perdonarTi, grande Uomo, quelle pratiche perchè non avevo capito.
Adesso sono cresciuto e dentro di me è cresciuta la consapevolezza della Tua grandezza di artista e di uomo e mi vergogno per quei versi che Ti dedicai ieri.
La mia speranza sta nel Tuo perdono e nel fragore dela Tua opera che romba ancora oggi (e più di ieri!) nelle nostre città. Nelle nostre coscienze di italiani. Di donne e di uomini.
Non Ti abbiamo dimenticato.
Non possiamo dimentircarTi.
Ciao Poeta!
Amanteo

martedì, novembre 01, 2005

Lo sconfinato mare di Marè



C’era una volta una casa.
E dentro questa casa c’era un caminetto e dentro questo caminetto c’erano dei tronchetti che riscaldavano la stanzetta di Marè.
Marè era una bambina bella e simpatica che tutti conoscevano per la sua risata gaia e per la sua faccetta vispa vispa e rubiconda.
La primavera non era la stessa senza gli schiamazzi di Marè e l’estate non risplendeva mica senza le burle di Marè.
Tutti ma proprio tutti in paese le volevano bene, perché Marè metteva di buon umore con la sua faccetta morbida e soffice.
Un bel giorno capitò alla casetta di Marè un bel marinaio che si chiamava Amanteo.
“Buon giorno a voi della casa!”, disse Amanteo sull’uscio della casetta di Marè.
“Buon giorno a Te Signor marinaio, io mi chiamo Marè e qui con me non ci son due e non ci son trè!”.
La risposta di Marè e quel suo grande sorriso misero di buon umore il bel marinaio che, scendendo dalla sua carrozza, strinse la mano a Marè e si presentò: “Mi chiamo Amanteo, per servirla”.
Il marinaio piacque subito alla bella Marè e, come si era capito, anche Marè piacque tanto al marinaio.
Tra i due nacque una meravigliosa amicizia. Quando erano insieme sembrava che il tempo passasse come una bufera estiva.
Ma fu proprio una bufera estiva che portò nel paese di Marè, Grodio, il mostro del mare che era stato ferito tanti anni fa da Amanteo nel lontano Oceano Pacifico.
Grodio era un mostro tremendo perché riusciva a prendere diverse forme. Poteva diventare fuoco o acqua o cenere eruttiva o sabbie mobili o vento.
Aveva tentato in tutti i modi di spezzare il legame tra Marè e Amanteo, ma loro resistettero per anni e anni.
Fino a quando le angherie di Gordio non innervosirono la bella Marè che, giorno dopo giorno, perdeva il suo sorriso che l’aveva resa famosa tra la gente del paese.
Amanteo si accorse di questo fatto e un bel giorno decise di affrontare Gordio a viso aperto nel campo di battaglia che gli era più congeniale: il mare. Fu così che prese le sue cose e, dopo avere baciato la bella Marè prima che si svegliasse, salpò con la sua barca verso il mare aperto alla ricerca del mostro.


Al suo risveglio Marè cercò il suo Amanteo e non lo trovò. Scandagliò i boschi, gli aranceti, i deserti e le montagne ma lui non c’era.
Poi incontrò il Gelsomino e rivolgendosi a lui disse: “O buon Gelsomino, tu che sei così buono e bello, sai dirmi dov’è andato il mio Amanteo?”.
Il Gelsomino, che normalmente non spiccicava una parola con nessuno, s’impietosì nel vedere le lacrime scendere pesanti dalle bianche guance di Marè.
“E’andato via..”.
“Via?”.
“Si Marè. E’ andato via per mare ad affrontare Gordio. Non sopportava il male che il mostro ti faceva e così ha deciso di affrontarlo per amor tuo anche a rischio della sua stessa vita. E’ andato via per amor tuo…è andato via per amor tuo….è andato via per amor tuo….”.

Da quel giorno cominciò il viaggio di Marè. Cominciò un lungo e periglioso viaggio fra i flutti del mare alla ricerca del suo caro Amanteo. Sfidò le tempeste e la nebbia e mai si perse d’animo.
Si dice che quando una nave la incontrasse negli sconfinati mari lei rispondesse sempre:
“Mi chiamo Marè e qui con me non ci son due e non ci son trè, ma lo sconfinato amore del sole, dell’aria e di Marè!”.



di Amanteo

Vergine Madre


Paradiso: Canto XXXIII

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.

(...)
http://www.crs4.it/Letteratura/DivinaCommedia/Paradiso/Canto33.html

domenica, ottobre 30, 2005

La casa


Mi Querida Chiquita,
ho appreso da un giornale che sei qui in Italia e un tuffo di scogliera ha esploso il mio respiro! Ripenso ancora al tuo sguardo e alle tue mani: pennelli sapienti e vigorosi.
E l’odore delle tue labbra impresso sui miei libri che baciavi e declamavi uno dopo l’altro!
Ah Ciquita, quanto mi manchi e quanto questa casa ha bisogno di te.
Ho appreso dal giornale che sei stanca e che cerchi un angolo di pace qui nel Belpaese, mentre la mia casa fiorisce al pensiero di te, semi nuda fra le sue mura.

Con Amor

Diego Rivera d’Amanteo

sabato, ottobre 29, 2005

I'm happy!


I'm singing in the rain
Just singing in the rain
What a glorious feeling
I'm happy again
I'm laughing at clouds
So dark up above
The sun's in my heart
And I'm ready for love
Let the stormy clouds chase
Everyone from the place
Come on with the rain I've a smile on my face
I'll walk down the lane
With a happy refrain
Singing, singing in the rain.
La.la...la...la..
I'm singing in the rain
Just singing in the rain
What a glorious feeling
I'm happy again
I walk down the lane
With a happy refrain
I'm singing, singing in the rain.

Nella foto l'impareggiabile Gene Kelly.


giovedì, ottobre 27, 2005

prima-Vera


Ma bien chère,
leggo di te su un piano quasi obliquo. Luminoso e catodico. Falso, certamente, dei tuoi argomenti. Mi presenti due disegni di immane forza. Permettimi di adorarne uno.
Quella che ci accomuna e la non comunanza: tu vivi fra le macerie ed io tra gli uomini dalla testa nera. Tu sei l’esperienza ed io sono l’esitazione dell’esperienza.
Kafka diceva “l’esitazione prima del nascere”.
Potere poggiare il sesso sul tuo è cosa d’altri tempi. E’ cosa da rivoluzionari e noi non siamo tali. Siamo degli artisti e condannati al porno. Alla contemplazione estatica.
Alla candela statica.
Noi siamo estromessi dal piacere in quanto siamo, il piacere.
La forza del tuo disegno è la mia pena.
La forza del tuo sesso la mia potenza e la nostra impotenza.
O cuore mio che sei donna tra i Cesari! non vedi il sangue che cola dai miei capelli?
E fingi ancora di non riconoscere la santità in Te?

Tuo servo
Amanteo

Ps
Questa breve missiva invio alla Signora V. della quale mi beo d’essere amico.

Versione collage da "Lettere a Milena" di F.K.




Ma perché sono un uomo con tutti i tormenti di questo stato quanto mai oscuro e orrendamente pieno di responsabilità?
Perché non sono, ad esempio, il felice armadio nella tua camera che ti può guardare in faccia quando stai sulla sedia a sdraio o alla scrivania, o ti metti a letto o dormi (sia benedetto il tuo sonno!) . Perché non lo sono?
E parlare con te notte e giorno, con quei motti di scherzo e di serietà, con i tuoi sorrisi seri! D’altronde non devi dimenticare che è facile distinguere lo scherzo dalla serietà, ma nelle persone talmente importanti che da ciò dipende la loro vita non è invece facile, il rischio è più grande, gli occhi diventano acuti come un microscopio e quando si arriva a tal punto non ci si raccapezza più. A dire il vero, scriviamo sempre la stessa cosa. Prima ti domando io se sei ammalata e poi ne scrivi tu, un’altra volta voglio morire io e poi tu , una volta voglio piangere davanti a te come un ragazzino e poi tu davanti a me come una bambina. E una volta e dieci volte e mille volte e sempre voglio essere presso di te, e anche tu lo dici. Basta, basta.
E ancora non ho una lettera che mi spieghi che cosa ha detto il medico, oh donna lenta, donna pericolosa, oh cattiva scrittrice di lettere, oh malvagia, oh cara, oh – ebbene, che cosa ancora? Niente , stare quieto nel tuo grembo.
E pretendi pure che io dorma? Perché non abbiamo utilizzato meglio il nostro tempo a Vienna? Perché non siamo rimasti, per esempio, sempre nel negozio del cartolaio dov’era pur bello e noi eravamo tanto vicini. E pretendi pure che io dorma? Non dormire significa domandare; se uno avesse la risposta, dormirebbe.
E così ci siamo del tutto separati e si direbbe che con tutte le forze abbiamo in comune un solo desiderio: che tu sia qui e il tuo viso mi sia possibilmente vicino. S’intende, abbiamo in comune anche il desiderio di morire, il desiderio di questa “morte comoda”, ma a guardar bene questo è già un desiderio da bambini, all’incirca come nell’ora di aritmetica, quando vedevo lassù il professore scartabellare il taccuino e cercare probabilmente il mio nome e confrontavo con quella visione di forza, di terrore e realtà la mia inconcepibile assenza di cognizioni, mi auguravo, trasognato per l’angoscia, di potermi alzare come uno spettro, di passare come uno spettro tra i banchi, di volare davanti al professore, leggero come la mia scienza matematica, di attraversare in qualche modo la porta, di raccogliermi là fuori e di esser libero all’aria buona che in tutto il mondo a me noto non conteneva tante tensioni come in quell’aula. Ecco, così sarebbe stato “comodo”. MA non avveniva. Ero invece chiamato, ricevevo un quesito, per risolverlo occorrevano le tavole dei logaritmi, le avevo dimenticate, ma mentivo dicendo che le avevo lasciate nel banco, ero rimandato a posto a prenderle, notavo con un terrore che non era neanche finto che non c’erano e il professore mi diceva :”Pezzo d’asino!”. Pigliavo un insufficiente e , a rigore, era un bene perché lo prendevo soltanto formalmente e anche ingiustamente (avevo bensì mentito, ma nessuno me lo poteva dimostrare, è forse ingiusto?) e soprattutto non avevo dovuto dar prova della mia spudorata ignoranza.
Dunque, in complesso, anche in questo era molto “comodo” e in favorevoli circostanze potevo persino “scomparire” nell’aula e le possibilità erano infinite e anche in vita potevo “morire”.
Non posso, non so come, scrivere altro se non ciò che riguarda noi, noi nell’affollamento di questo mondo, soltanto noi. Tutto il resto mi è estraneo. Ingiusto! Ingiusto! Ma le labbra balbettano e il viso posa nel tuo grembo.
O il mondo è piccolissimo o noi siamo giganteschi, in ogni caso lo empiamo completamente.

di Amanteo



mercoledì, ottobre 26, 2005

La poésie de Amanteo


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

[di Eugenio Montale da Ossi di seppia, 1925]