lunedì, settembre 28, 2009

Il Giornale






Un’altra giornata stava per iniziare. Oggi avrebbe aiutato della gente e qualcun altro, invece, sarebbe rimasto deluso, ma Adolfo, in verità, non aveva grossi pregiudizi. Per lui tutte le persone che andavano da lui erano degne di ottenere il suo aiuto ma, non tutte quelle persone potevano essere aiutate. Federica era una da aiutare, per esempio. Lei non era come le altre donne. Lei sapeva di quel vino piemontese che Adolfo aveva assaggiato tre anni prima ma di cui non ricordava più il nome ma il sapore gli era rimasto impresso sul palato e sulla lingua. In verità malgrado lo sperasse, Federica aveva lasciato “cadere” le sue ripetute attenzioni malgrado gli dimostrasse una certa benevolenza. Adolfo però andava per la sua strada. Sapeva che le concrete possibilità di riassaggiare quell’ottimo vino piemontese, fossero realmente poche ma sapeva anche che, malgrado il suo aspetto rozzo e la sua fama di Don Giovanni, aveva un certo fascino sulle donne e poi la sua posizione in ufficio, lo insigniva dello status di “persona importante” a cui la gente doveva rispetto, a cui, persino Federica doveva rispetto.
Una notte di novembre accade una cosa inaspettata. Mentre Adolfo dormiva, il suo telefono cellulare annunciò un sms in arrivo. Mittente numerico: sconosciuto. Il messaggio recitava: lui è piccolo ma mortale. Io sono vecchia ma non lo ero. Tu sei morto e non lo sai. Fine del testo e fine del riposo per Adolfo che si inquietò non poco nel leggere e rileggere quelle strane parole. Provò a digitare quel numero di cellulare, suonava, ma nessuno rispondeva.
La mattina seguente Adolfo non era quello di sempre. Non dava a vedere l’inquietudine perché comunque era concentrato sul lavoro e sulla gente da aiutare quel giorno ma aveva bisogno di aiuto. La giornata terminò al solito orario ma il suo stato d’animo non era mutato. Adolfo leggeva ancora il messaggio della notte ma ormai ricordava a memoria le parole e non riusciva a dare loro un senso compiuto. Forse uno scherzo? Forse un errore di persona? Ma si! Forse un errore di persona. Decise di mandare a sua volta un sms a quel numero sconosciuto dicendo che evidentemente c’era stato un errore di persona e che lui con quella faccende non c’entrava nulla.
Mandò il messaggio ponderando bene le parole e per un po’ rimase in macchina – era diretto a casa ma da più di due ore era bloccato dal traffico cittadino – a fissare il suo telefono nella speranza che annunciasse un sms ricevuto. Il telefono restò muto quella sera. Quella notte e tutto quel mese. Per la verità il telefono non annunciò mai un sms proveniente da quel numero e col tempo anche Adolfo cominciò a dimenticare quelle frasi sconnesse.
La mattina del 24 dicembre 2009 Adolfo era stabilmente seduto sulla sua grande sedia davanti alla sua grande scrivania del suo grande ufficio. Quella mattina Federica doveva venire a trovarlo, per gli auguri di Natale. Finalmente l’avrebbe rivista e chissà, magari avrebbe potuto avere qualche possibilità di invitarla a cena o a pranzo.
Enza, la fedele e sempre presente segretaria di Adolfo (anche perché rimasta zitella malgrado fosse stata a suo tempo una bella ragazza) annunciò ad Adolfo la presenza di Federica. Di scatto Adolfo si odorò le dita ed il risultato della sua indagine olfattiva non fu ottimo. Infatti la sera prima, forse per l’eccitazione di incontrare l’indomani la bella Federica, Adolfo aveva pagato una donna per trascorrere delle intense ore di sesso sul suo divano. Adolfo malgrado il suo aspetto, non aveva mai avuto problemi con le donne. Ne aveva avute molte e si era sempre fatto “onore” ma ultimamente gli capitava spesso di avere problemi di erezione e aveva per questo deciso di adottare una doppia strategia. Per prima cosa non doveva più usare il letto. Tempo fa dopo una partita di tennis, un suo caro amico glia aveva confessato che il posto più adatto per un incontro sessuale fosse il divano e che quando sarebbe riuscito a portarsi a casa la bella Federica di cui Adolfo non smetteva mai di parlare, avrebbe dovuto “usare” proprio il divano e giammai il letto!. L’amico non aveva dato spiegazioni convincenti ma aveva raccontato ad Adolfo diverse “esperienze” da divano, che lo avevano convinto al cento per cento. Come seconda cosa Adolfo decise di testare il suo membro ed il suo divano con ragazze a pagamento, per evitare brutte figure e per non risparmiarsi nelle performance. Di certo la sua dignità di uomo non ne avrebbe risentito perché la prostituta la si sarebbe chiamata Federica (almeno sopra il divano) e persino l’aspetto della prostituta, nella mente di Adolfo, sarebbe stato quello della donna tanto desiderata. La prova sul divano della sera prima però – forse perché fu la prima, pensava Adolfo – fu disastrosa. Il desiderio era tanto e la prostituta era stata accuratamente scelta verosimigliante a Federica e poi la luce era spenta e Adolfo aveva persino pagato un supplemento per poterla chiamare a gran voce “Federica, tesoro mio”. Ma tutti questi accorgimenti messi insieme non avevano regalato al nostro nemmeno una parvenza di erezione. Ad un certo punto l’orgoglio di vecchio don Giovanni ebbe la meglio sulla nuova condizione di impotenza e così si concentrò non poco per regalare un orgasmo alla giovane prostituta ormai entrata del tutto nella parte della bella Federica ma stanca di essere posseduta da una mano sprovvista di grazia e certamente di preservativo.
La serata precedente all’incontro di lavoro con Federica era stata dunque un disastro ma l’urlo di piacere che la Federica a pagamento aveva interpretato alla fine della performance “manesca” di Adolfo gli aveva lasciato ancora qualche buona speranza ed un odore acre sulle dita della mano destro che Adolfo si premurò a cospargere di profumo (ne teneva sempre una boccetta dei migliori su un cassetto della scrivania) per coprire le malefatte della serata precedente dinanzi alla soave presenza di Federica.
Lei per la verità, malgrado conoscesse da tempo Adolfo e si intrattenesse con lui in telefonat private e qualche pranzetto appartato, non aveva mai concesso ad Adolfo altro che un bacio, che per la verità, lo stesso, le aveva rubato contro la sua volontà. Di fatto Federica – un po’ per timidezza un po’ per una certa benevolenza nei confronti di Adolfo - non aveva mai mortificato più di tanto né il gesto né il baciatore furtivo che da allora – poco più di due anni prima – non aveva mai smesso di sperare.
L’incontro tanto atteso fu però abbastanza anonimo. E’ vero che Federica si era mostrata in tutto il suo splendore gentile e accondiscendente ma appena ottenuto da Adolfo il favore che aveva chiesto aveva ben presto annunciato un impegno improrogabile e paventato una remota possibilità che Adolfo e lei potessero rivedersi in settimana per prendere un caffè insieme. Tanto gli era bastato. Adolfo congedò Federica con un bacetto di saluto e una lenta carezza che intrise il volto morbido e levigato di Federica del profumo appena cosparso e di un non so ché.

Pochi mesi dopo poco era cambiato nella vita di Adolfo: era ancora il capo del suo ufficio ed era ancora un punto di riferimento per Federica e per tutte quelle persone che avevano bisogno della sua benevolenza ma non aveva più smesso di andare con le prostitute e non aveva più smesso di profumarsi la mano destra. Una mattina di marzo fuori la neve cadeva copiosa e Adolfo non riusciva a capacitarsi di quanto era accaduto. Enza, la fedele compagna di una vita di lavoro non era al suo posto. Adolfo cammina nervosamente tra le otto mura della sua stanza – in realtà la sua stanza è composta da due ambienti collegati da una grande porta – pensando alla motivazione che aveva potuto spingere Enza a non venire a lavoro quel giorno. Non era mai successo in 25 anni. Nemmeno quando Adolfo aveva comunicato all’allora giovane Enza che la loro relazione doveva finire per il buon nome dell’ufficio e per la carriera di Adolfo che allora era ancora in ascesa. Sulla scrivania notò, tra gli altri, un giornale che non aveva mai visto prima. Non si trattava di un quotidiano ma di un mensile di medicina. Sulla prima pagina uno strano titolo: Scoperta la causa del “cancro” dei Don Giovanni. Adolfo si incuriosì e lesse l’articolo riguardante la scoperta. Il giornale per la verità era vecchio di qualche mese ma la notizia era nuova quanto terrificante per Adolfo. Un virus trasmissibile solo per via sessuale colpisce le persone in un modo subdolo ed implacabile: gli uomini con una terribile impotenza e le donne con una totale infertilità. Gli organi genitali, si leggeva nell’articolo, dopo un processo di incubazione del virus che può durare più di venti anni, vengono attaccati e “seccati” dal virus. Le ovaie si decompongono in pochi mesi mentre i genitali maschili si atrofizzano dopo un lungo periodo di normale funzionamento. Adolfo associò subito la notizia al suo stato di impotenza e cominciò sudare freddo. Scaraventò il giornale per terra e ne vide uscire una busta bianca e sigillata.
Dentro, un foglio quasi tutto bianco e solo poche parole apparentemente senza senso ma non per Adolfo: Lui è piccolo ma mortale. Io sono vecchia ma non lo ero. Tu sei morto e non lo sai.
Tua, Enza.
di Amanteo

martedì, settembre 22, 2009

Immaturo



Un bambino,

è immaturo.

Mantiene la sua idea

ed il broncio

perchè la rtiene giusta

e giusto ritiene il broncio.


Un bambino però

ha i sentimenti di un bambino:

puri

teneri

dolci

giusti.


Un uomo immaturo

vive

un'ingiustizia come un bambino.

Cosa è giusto allora?

E' giusto restare bambino

ma agire come un uomo.


E' giusto fantasticare sulla luna e addormentarsi con una favola

ma senza dirlo a nessuno

parlando in pubblico della luna

come di un satellite della terra

e delle fiabe come di storie

per bambini.


di Amanteo