domenica, ottobre 30, 2005

La casa


Mi Querida Chiquita,
ho appreso da un giornale che sei qui in Italia e un tuffo di scogliera ha esploso il mio respiro! Ripenso ancora al tuo sguardo e alle tue mani: pennelli sapienti e vigorosi.
E l’odore delle tue labbra impresso sui miei libri che baciavi e declamavi uno dopo l’altro!
Ah Ciquita, quanto mi manchi e quanto questa casa ha bisogno di te.
Ho appreso dal giornale che sei stanca e che cerchi un angolo di pace qui nel Belpaese, mentre la mia casa fiorisce al pensiero di te, semi nuda fra le sue mura.

Con Amor

Diego Rivera d’Amanteo

sabato, ottobre 29, 2005

I'm happy!


I'm singing in the rain
Just singing in the rain
What a glorious feeling
I'm happy again
I'm laughing at clouds
So dark up above
The sun's in my heart
And I'm ready for love
Let the stormy clouds chase
Everyone from the place
Come on with the rain I've a smile on my face
I'll walk down the lane
With a happy refrain
Singing, singing in the rain.
La.la...la...la..
I'm singing in the rain
Just singing in the rain
What a glorious feeling
I'm happy again
I walk down the lane
With a happy refrain
I'm singing, singing in the rain.

Nella foto l'impareggiabile Gene Kelly.


giovedì, ottobre 27, 2005

prima-Vera


Ma bien chère,
leggo di te su un piano quasi obliquo. Luminoso e catodico. Falso, certamente, dei tuoi argomenti. Mi presenti due disegni di immane forza. Permettimi di adorarne uno.
Quella che ci accomuna e la non comunanza: tu vivi fra le macerie ed io tra gli uomini dalla testa nera. Tu sei l’esperienza ed io sono l’esitazione dell’esperienza.
Kafka diceva “l’esitazione prima del nascere”.
Potere poggiare il sesso sul tuo è cosa d’altri tempi. E’ cosa da rivoluzionari e noi non siamo tali. Siamo degli artisti e condannati al porno. Alla contemplazione estatica.
Alla candela statica.
Noi siamo estromessi dal piacere in quanto siamo, il piacere.
La forza del tuo disegno è la mia pena.
La forza del tuo sesso la mia potenza e la nostra impotenza.
O cuore mio che sei donna tra i Cesari! non vedi il sangue che cola dai miei capelli?
E fingi ancora di non riconoscere la santità in Te?

Tuo servo
Amanteo

Ps
Questa breve missiva invio alla Signora V. della quale mi beo d’essere amico.

Versione collage da "Lettere a Milena" di F.K.




Ma perché sono un uomo con tutti i tormenti di questo stato quanto mai oscuro e orrendamente pieno di responsabilità?
Perché non sono, ad esempio, il felice armadio nella tua camera che ti può guardare in faccia quando stai sulla sedia a sdraio o alla scrivania, o ti metti a letto o dormi (sia benedetto il tuo sonno!) . Perché non lo sono?
E parlare con te notte e giorno, con quei motti di scherzo e di serietà, con i tuoi sorrisi seri! D’altronde non devi dimenticare che è facile distinguere lo scherzo dalla serietà, ma nelle persone talmente importanti che da ciò dipende la loro vita non è invece facile, il rischio è più grande, gli occhi diventano acuti come un microscopio e quando si arriva a tal punto non ci si raccapezza più. A dire il vero, scriviamo sempre la stessa cosa. Prima ti domando io se sei ammalata e poi ne scrivi tu, un’altra volta voglio morire io e poi tu , una volta voglio piangere davanti a te come un ragazzino e poi tu davanti a me come una bambina. E una volta e dieci volte e mille volte e sempre voglio essere presso di te, e anche tu lo dici. Basta, basta.
E ancora non ho una lettera che mi spieghi che cosa ha detto il medico, oh donna lenta, donna pericolosa, oh cattiva scrittrice di lettere, oh malvagia, oh cara, oh – ebbene, che cosa ancora? Niente , stare quieto nel tuo grembo.
E pretendi pure che io dorma? Perché non abbiamo utilizzato meglio il nostro tempo a Vienna? Perché non siamo rimasti, per esempio, sempre nel negozio del cartolaio dov’era pur bello e noi eravamo tanto vicini. E pretendi pure che io dorma? Non dormire significa domandare; se uno avesse la risposta, dormirebbe.
E così ci siamo del tutto separati e si direbbe che con tutte le forze abbiamo in comune un solo desiderio: che tu sia qui e il tuo viso mi sia possibilmente vicino. S’intende, abbiamo in comune anche il desiderio di morire, il desiderio di questa “morte comoda”, ma a guardar bene questo è già un desiderio da bambini, all’incirca come nell’ora di aritmetica, quando vedevo lassù il professore scartabellare il taccuino e cercare probabilmente il mio nome e confrontavo con quella visione di forza, di terrore e realtà la mia inconcepibile assenza di cognizioni, mi auguravo, trasognato per l’angoscia, di potermi alzare come uno spettro, di passare come uno spettro tra i banchi, di volare davanti al professore, leggero come la mia scienza matematica, di attraversare in qualche modo la porta, di raccogliermi là fuori e di esser libero all’aria buona che in tutto il mondo a me noto non conteneva tante tensioni come in quell’aula. Ecco, così sarebbe stato “comodo”. MA non avveniva. Ero invece chiamato, ricevevo un quesito, per risolverlo occorrevano le tavole dei logaritmi, le avevo dimenticate, ma mentivo dicendo che le avevo lasciate nel banco, ero rimandato a posto a prenderle, notavo con un terrore che non era neanche finto che non c’erano e il professore mi diceva :”Pezzo d’asino!”. Pigliavo un insufficiente e , a rigore, era un bene perché lo prendevo soltanto formalmente e anche ingiustamente (avevo bensì mentito, ma nessuno me lo poteva dimostrare, è forse ingiusto?) e soprattutto non avevo dovuto dar prova della mia spudorata ignoranza.
Dunque, in complesso, anche in questo era molto “comodo” e in favorevoli circostanze potevo persino “scomparire” nell’aula e le possibilità erano infinite e anche in vita potevo “morire”.
Non posso, non so come, scrivere altro se non ciò che riguarda noi, noi nell’affollamento di questo mondo, soltanto noi. Tutto il resto mi è estraneo. Ingiusto! Ingiusto! Ma le labbra balbettano e il viso posa nel tuo grembo.
O il mondo è piccolissimo o noi siamo giganteschi, in ogni caso lo empiamo completamente.

di Amanteo



mercoledì, ottobre 26, 2005

La poésie de Amanteo


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti:
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

[di Eugenio Montale da Ossi di seppia, 1925]

sabato, ottobre 22, 2005

L'inedita


Ma Chère Giulia,
ti ho rivisto con piacere e prego Iddio di vegliare, stanotte , sul tuo sonno. Il tempo ci ha lasciati in balia di ricordi senza fine e di grano mai raccolto, ma il suo colore d’oro ancora brilla nei tuoi occhi. Che spettacolo! E che festa è il nostro incontro anche dopo che la tempesta ha divelto le case e scorticato gli alberi secolari. Domani sarà mio e tuo e nostro ancora e ancora. Questa è la verità.
La sola, unica e inedita verità.
Amanteo

La verità rende liberi


Il modo migliore per negare la verità è affermare, in modo plateale, il suo contrario.Una piccola menzogna viene subito scoperta, mentre una grande, grandissima balla, dichiarata con toni da tribuno e voce impostata, è, invece, molto credibile.Se poi vieni scoperto basta negare e accusare gli altri di faziosità.
E il cittadino crederà che tu, mentitore professionista, sia in realtà una brava persona, infatti non può pensare che si possa mentire così alla grande e farla franca.
In Italia la negazione sfacciata della verità è ormai nel bagaglio professionale di manager e politici.
Faccio qualche esempio, se volete aggiungerne qualcuno nei commenti fate pure.
La pubblicità di Capitalia l’avete vista?Due eserciti si fronteggiano e, un attimo primo del massacro, arriva un suono, una luce. Quella di Geronzi.E diventano tutti più buoni, grazie alla prima banca italiana per il
finanziamento all’esportazione di armi. Che bello.
Alla Camera passa la legge sulla devolution che disintegra il Paese grazie ai voti nazionalisti di An che per l’occasione festeggia con dei vezzosi fazzoletti tricolori esibiti dai suoi deputati, con il dipendente La Russa in prima fila.Chissà cosa ne pensano i suoi elettori.
Telecom Italia perde da inizio anno in borsa il 19,5% dopo la grande operazione di fusione con Tim, e ha un debito di 45 miliardi di euro, ma il tronchetto dell’infelicità fa collezione di lauree honoris causa e di interviste in cui delinea il futuro del Paese.
In confronto a questi qui, Goebbels, ministro della propaganda nazista, era un bambino.
Ma io continuo a pensare che sia immorale mentire, e che questo sia molto grave, gravissimo se si ricopre una carica pubblica.
Quando lo penseranno tutti le cose cambieranno.

di beppe grillo

mercoledì, ottobre 19, 2005

La soluzione (?)


L'AMORE
Che hai, che abbiamo,che ci accade?Ahi il nostro amore è una corda dura che ci lega ferendoci e se vogliamo uscire dalla nostra ferita, separarci, ci stringe un nuovo nodo e ci condanna a dissanguarci e a bruciarci insieme.
Che hai?
Ti guardo e nulla trovo in te se non due occhi come tutti gli occhi, una bocca perduta tra mille bocche che baciai, più belle, un corpo uguale a quelli che scivolarono sotto il mio corpo senza lasciar memoria. E che vuota andavi per il mondo come una giara di color frumento, senz'aria, senza suono, senza sostanza! Invano cercai in te profondità per le mie braccia che scavano, senza posa, sotto la terra: sotto la tua pelle, sotto i tuoi occhi, nulla, sotto il tuo duplice petto sollevato, appena una corrente d'ordine cristallino che non sa perché corre cantando.
Perché, perché, perché, amore mio, perché?
Pablo Neruda

martedì, ottobre 18, 2005

La Caduta


Berlusconi cade a Montecitorio.
Si rialza: "Sono indistruttibile".

Donna e Potere

Mon Cher,
Donna. Femmina. Il potere.
Non v’è equazione più naturale.
Il potere è il possesso della donna ovvero l’illusione del possesso.
Il vero coniugio è il desiderio della donna.

Il vero possesso è l’estasi della sua contemplazione.

Amanteo

Il Lago

Il lago. E d'improvviso ettolitri di parole scorrono su un piano di donna. Mentre io, bambino, ascolto il suono della sua voce che galleggia lento tra i tasti del pianoforte.
"Non smettere di raccontare nonna...non smettere!"
Amanteo

ps
clicca sul link :http://www.theworldofadam.com/thelake.html

sabato, ottobre 15, 2005

La prova


Ma bien Chère,

le prove sono importanti. Le prove di una scena. Per uno spettacolo. Una poesia recitata davanti a nessuno. Sono comunque importanti.
Certo non è facile dire ti amo ad un perfetto sconosciuto o ad uno che non sa cosa vuol dire amare.
Amare… che sarà mai per un attore!
Ad ogni modo non sei riuscita e di questo non te ne faccio un torto. Meglio la coerenza che la fama effimera di un elogio in prima pagina.
Hai passato la notte insonne.
Ho passato la notte insonne.
E con questo?
Non ci siamo mica guadagnati il paradiso!
Ma , meglio di niente no?
Io non ho mai predicato.
L’amore di corpi senza amore. E tu lo sai?
La voce del mio Piero e il pizzicato della sua chitarra si confondono nello stridere di una sega su un legno.
Secco.
Finito.
Martoriato.


Avec Amour
Amanteo

I quadri di Amanteo


Werner Horvath: "Marlene Dietrich, World War II and Dresden". Oil on canvas, 50 x 40 cm, 2005. (Si consiglia di apprezzare il quadro distanziando il naso dallo schermo).

Il grido

“Nessun grido d'aiuto può essere più forte di quello di un uomo singolo.” (Ludwig Wittgenstein)

venerdì, ottobre 14, 2005

Kafka, l'indispensabile.


Il processo
Josef K. condannato a morte per una colpa inesistente è vittima del suo tempo. Sostiene interrogatori, cerca avvocati e testimoni soltanto per riuscire a giustificare il suo delitto di "esistere". Ma come sempre avviene nella prosa di Kafka, la concretezza incisiva delle situazioni produce, su personaggi assolutamente astratti, il dispiegarsi di una tragedia di portata cosmica. E allora tribunale è il mondo stesso, tutto quello che esiste al di fuori di Josef K. è processo: non resta che attendere l'esecuzione di una condanna da altri pronunciata.


Il Castello
Scritto intorno al 1922 e pubblicato postumo da Max Brod nel 1926, "Il castello" è l'ultimo romanzo di Franz Kafka. L'agrimensore K., "emergendo da un vuoto di antefatti o di preistoria personale simile a un banco di nebbia", come scrive Italo Alighiero Chiusano nell'introduzione, arriva in un villaggio sormontato da un castello. K. è lì per esercitare la propria professione, ma ciò gli è impedito dall'ostilità degli abitanti e dagli ostacoli frapposti dalla burocrazia del Castello, sfuggente e inafferrabile per la sua meticolosa e arbitraria complessità.

La metamorfosi e altri racconti.
Frugando negli interstizi del quotidiano, Kafka modella le sue parabole con brevi pennellate dai toni quasi espressionistici, che fanno emergere il non-senso sotto l'apparenza del senso, il problematico e il precario sotto la maschera della certezza e della stabilità, la corruzione sotto lo schermo della legge. Il simbolismo kafkiano non è tale da poter essere letto in funzione di un contenuto particolare e i suoi racconti, come tutte le sue opere, vibrano di suggestive risonanze che toccano in profondità i problemi dell'esistenza come si presentano alla coscienza e agli istinti dell'uomo moderno. ù

America.
America è uno dei tre grandi romanzi rimasti incompiuti e pubblicati postumi dall'amico di Kafka, Max Brod, che dall'autore aveva ricevuto l'incarico di distruggerne le opere quando fosse morto. Edito nel 1927, racconta la storia dell'adolescente Karl Rossmann, mandato in America dai genitori per dimenticare una domestica messa incinta. Oltreoceano, in un paese sconosciuto, a espiazione della propria colpa, Karl vive una serie di esperienze a lui incomprensibili, prima a casa dello zio, che senza motivo lo scaccia, poi assieme a due vagabondi, quindi come impiegato in un albergo, da cui viene improvvisamente licenziato, e infine nel teatro di Oklahoma, dove il racconto si interrompe.

Lettera al padre.
"Nel carattere di Kafka è curioso il suo profondissimo desiderio che il padre lo comprendesse e accettasse la sua attività 'infantile', la lettura e più tardi la letteratura, che il padre non lo respingesse fuori dalla società degli adulti, la sola indistruttibile... Suo padre era per lui l'uomo dell'autorità, i cui interessi erano limitati ai valori dell'azione efficace. Il padre rispondeva con la dura in-comprensione del mondo del lavoro (...) Kafka voleva intitolare tutta la sua opera: 'Tentazioni di evasione dalla sfera paterna'...". (Dal saggio di Georges Bataille) .

....ed infine, per capire l'animo dello scrittore Praghese consiglio Lettere a Milena e Diari.

giovedì, ottobre 13, 2005

I libri di Amanteo


L'opera è una riflessione sulla vita e sull'umanità, sulla sacralità dei gesti quotidiani e degli eventi che fanno parte dell'esperienza di ognuno, sulla crescita spirituale dell'essere umano. La sua struttura narrativa è molto semplice: si tratta di una serie di sermoni lirici e solenni ispirati alla Bibbia e alle tradizioni spirituali del Vicino Oriente.

"I libri di Amanteo"

In una lunga conversazione con Giancarlo Dotto, Carmelo Bene racconta e si racconta: il teatro e il cinema, la letteratura e la voce, le passioni e i disgusti. La dissipazione incessante di una vita privata e pubblica che "gioca" al massacro. E mentre si dipana il filo di un'esistenza unica che via via si libera insofferente da ogni gabbia e da qualsiasi tentativo di schematizzazione, più di cinquant'anni di vita culturale, artistica e sociale si srotolano tra le pagine, raccontati da due occhi inquieti e mobili alla cui lucidità spietata niente sembra poter mai sfuggire.

" La donna è l'esitazione prima del morire"
Amanteo

Alla bandiera rossa

Alla bandiera rossa

Per chi conosce solo il tuo colore,
bandiera rossa,
tu devi realmente esistere, perché lui
esista:
chi era coperto di croste è coperto di
piaghe,
il bracciante diventa mendicante,
il napoletano calabrese, il calabrese
africano,
l'analfabeta una bufala o un cane.
Chi conosceva appena il tuo colore,
bandiera rossa,
sta per non conoscerti più, neanche coi
sensi:
tu che già vanti tante glorie borghesi e
operaie,
ridiventa straccio, eil più povero
ti sventoli.
di P.P.P.
.

Il violoncello


Mon Cher,
il suono del violoncello è magico.
Lo strumento è una donna ma la voce è di un uomo triste.
Tutta la sua grazia legnosa è donna. Morbida. Perfetta. Sinuosa. Scivola sotto i polpastrelli del musicista.
e poi la voce. E'un uomo.
E' un uomo! La voce di un uomo.

Con affetto
Amanteo
ps
nella foto l'impareggiabile Pablo Casals.

mercoledì, ottobre 12, 2005

Un libro

Mon Cher,

mi è stato recapitato a casa- e per caso – un libro di un autore che non conoscevo.
Mi è capitato fra le mani un libro che odorava di buono, che aveva una bella copertina. Una bella foto di Marlene che però non mi diceva granché.
Il titolo diceva: La collina di Petrìn.
Il nome dell’autore suona così: Nicola Platania.

Ho letto i caratteri di quelle pagine per circa tre ore, fino a sfinirmi. Fino a finire quel romanzo iniziato per caso e scoperto per caso.

La morte è…
Beh, non vado oltre, ti consiglio di leggerlo.


Con affetto
Amanteo