venerdì, giugno 16, 2006

Recensione


“Il libraio di Selinunte” di Vecchioni tra il sogno e la (dura) realtà

Forse non è stato casuale trovarmi fra le mani il libretto di Roberto Vecchioni – arcinoto cantautore italiano – Il libraio di Selinunte, opera interessante perché agisce su due ghiotti fronti d’interesse.
Il primo: il sogno.
Il secondo: la realtà.
Il tutto è incastonato in una ben levigata cornice stilistica che fa scorrere le pagine fra le dita come l’acqua di un ruscello di montagna.
Il sogno sta tutto nella fantasia di Nicolino, l’adolescente protagonista del romanzo che vive il suo paese, Selinunte appunto, come un “non luogo” o meglio come il luogo dell’esistenza fantastica, dove gli odori ed i sapori sanno di buono, di mamma.
Nicolino vive le sue giornate come un suo avo dell’Olimpo, nella consapevolezza di essere il solo cittadino “salvo, indenne”. Il solo a vedere le sfumature che gli altri, in paese, non vedono. Un artista dunque il giovane Nicolino, come tanti ragazzini della sua età.
Ma gli occhi dell’artista, si sa, sono lo specchio della realtà. Il sogno cede – sempre in Sicilia! – alla realtà.
Così il vecchio goffo libraio, cantante di versi e di bellezza, viene isolato da quel paese in verità che non lo aveva mai accettato.
Perché il sogno, in Sicilia, è pura realtà e la realtà se fa male, non ha bisogno dei sogni.

"Il libraio di Selinunte" di Roberto Vecchioni edito da EINAUDI Euro 8,00, pag 68, .

di Nicola Platania
tratto da Il NOTIZIARIO del 10 Giugno 2006

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