martedì, giugno 27, 2006
giovedì, giugno 22, 2006
mercoledì, giugno 21, 2006
lunedì, giugno 19, 2006
venerdì, giugno 16, 2006
Recensione
“Il libraio di Selinunte” di Vecchioni tra il sogno e la (dura) realtà
Forse non è stato casuale trovarmi fra le mani il libretto di Roberto Vecchioni – arcinoto cantautore italiano – Il libraio di Selinunte, opera interessante perché agisce su due ghiotti fronti d’interesse.
Il primo: il sogno.
Il secondo: la realtà.
Il tutto è incastonato in una ben levigata cornice stilistica che fa scorrere le pagine fra le dita come l’acqua di un ruscello di montagna.
Il sogno sta tutto nella fantasia di Nicolino, l’adolescente protagonista del romanzo che vive il suo paese, Selinunte appunto, come un “non luogo” o meglio come il luogo dell’esistenza fantastica, dove gli odori ed i sapori sanno di buono, di mamma.
Nicolino vive le sue giornate come un suo avo dell’Olimpo, nella consapevolezza di essere il solo cittadino “salvo, indenne”. Il solo a vedere le sfumature che gli altri, in paese, non vedono. Un artista dunque il giovane Nicolino, come tanti ragazzini della sua età.
Ma gli occhi dell’artista, si sa, sono lo specchio della realtà. Il sogno cede – sempre in Sicilia! – alla realtà.
Così il vecchio goffo libraio, cantante di versi e di bellezza, viene isolato da quel paese in verità che non lo aveva mai accettato.
Perché il sogno, in Sicilia, è pura realtà e la realtà se fa male, non ha bisogno dei sogni.
"Il libraio di Selinunte" di Roberto Vecchioni edito da EINAUDI Euro 8,00, pag 68, .
di Nicola Platania
Forse non è stato casuale trovarmi fra le mani il libretto di Roberto Vecchioni – arcinoto cantautore italiano – Il libraio di Selinunte, opera interessante perché agisce su due ghiotti fronti d’interesse.
Il primo: il sogno.
Il secondo: la realtà.
Il tutto è incastonato in una ben levigata cornice stilistica che fa scorrere le pagine fra le dita come l’acqua di un ruscello di montagna.
Il sogno sta tutto nella fantasia di Nicolino, l’adolescente protagonista del romanzo che vive il suo paese, Selinunte appunto, come un “non luogo” o meglio come il luogo dell’esistenza fantastica, dove gli odori ed i sapori sanno di buono, di mamma.
Nicolino vive le sue giornate come un suo avo dell’Olimpo, nella consapevolezza di essere il solo cittadino “salvo, indenne”. Il solo a vedere le sfumature che gli altri, in paese, non vedono. Un artista dunque il giovane Nicolino, come tanti ragazzini della sua età.
Ma gli occhi dell’artista, si sa, sono lo specchio della realtà. Il sogno cede – sempre in Sicilia! – alla realtà.
Così il vecchio goffo libraio, cantante di versi e di bellezza, viene isolato da quel paese in verità che non lo aveva mai accettato.
Perché il sogno, in Sicilia, è pura realtà e la realtà se fa male, non ha bisogno dei sogni.
"Il libraio di Selinunte" di Roberto Vecchioni edito da EINAUDI Euro 8,00, pag 68, .
di Nicola Platania
tratto da Il NOTIZIARIO del 10 Giugno 2006
giovedì, giugno 15, 2006
martedì, giugno 13, 2006
lunedì, giugno 12, 2006
Filastrocche
La farfalletta (La vispa Teresa)
La vispa Teresa
avea tra l’erbetta
A volo sorpresa
gentil farfalletta
E tutta giuliva
stringendola viva
gridava distesa: "L’ho presa! L’ho presa!".
A lei supplicando
l’afflitta gridò:
"Vivendo, volando che male ti fò?
Tu sì mi fai male
stringendomi l’ale!
Deh, lasciami! Anch’io son figlia di Dio!".
Teresa pentita
allenta le dita: "Va', torna all'erbetta, gentil farfalletta".
Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì.
di Luigi Sailer
domenica, giugno 11, 2006
Il silenzio
venerdì, giugno 09, 2006
Basilea
giovedì, giugno 08, 2006
DREAM
sabato, giugno 03, 2006
Pour Elle
Donna genovese
Tu mi portasti un pò d'alga marina
Nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
Che è corso di lontano e giunge grave
D'ardore, era nel tuo corpo bronzino:
Oh la divinaSemplicità delle tue forme snelle-
Non amore non spasimo, un fantasma,
Un'ombra della necessità che vaga
Serena e ineluttabile per l'anima
E la discioglie in gioia, in incanto serena
Perchè per l'infinito lo sciroccoSe la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!
Dino Campana
venerdì, giugno 02, 2006
Confusion
I' ho sì gran paura di fallare
I' ho sì gran paura di fallare
verso la dolce gentil donna mia
ch'i' non l'ardisco la gioi' domandare,
che 'l mi' coraggio cotanto disia;
ma 'l cor mi dice pur d'assicurare
perché 'n lei sento tanta cortesia
ch'eo non potrei quel dicer
né farech'i' adirasse la sua segnoria.
Ma se la mia ventura mi consente
ch'ella mi degni di farmi quel dono,
sovr'ogn'amante viverò gaudente.
Or va', sonetto, e chielle perdonos'io
dico cosa che le sia spiacente:
ché s'io non l'ho, già mai lieto non sono.
di Cecco Angiolieri
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