lunedì, novembre 06, 2006
domenica, novembre 05, 2006
L'ultima arringa
venerdì, novembre 03, 2006
martedì, ottobre 31, 2006
Visuale familiare
lunedì, ottobre 30, 2006
sabato, ottobre 28, 2006
Con Te
- Io li sentivo parlare dietro la porta del pomeriggio chiusa a chiave naturalmente dalla mia parte, si capiva molto poco, quasi niente, ma qualcosa si intuiva, si indovinava una specie di salto nei loro pensiere… Hesitation, com una gamba per volta, hesitation in love… Sotto la porta il tappeto sembrava come elettrizzato, le rose donate erano lì in attesa di venire capite, era una scena d’amore e di esitazione stupenda, i avrei voluto dare una mano non so bene se a lei o a lui… Hesitation, un palombaro nell’ombra, hesitation in love… di Paolo Conte
venerdì, ottobre 27, 2006
mercoledì, ottobre 25, 2006
Democrazie
lunedì, ottobre 23, 2006
The Best
giovedì, ottobre 19, 2006
mercoledì, ottobre 18, 2006
lunedì, ottobre 16, 2006
Target
mercoledì, ottobre 11, 2006
Auspici dietetici
lunedì, ottobre 09, 2006
9 ottobre 2006
Anna Politkovskaja
E’ morta una giornalista vera. Si chiamava Anna Politkovskaja. Le hanno sparato prima al cuore e poi alla testa all’ingresso di casa sua. Un edificio alla periferia di Mosca. Lascia due figli. Lascia un’inchiesta sulle torture in Cecenia dei russi che non potrà più essere pubblicata dal suo giornale, la Novaja Gazeta. Lascia tutti i suoi documenti, archivi, foto, pc alla polizia russa, che come prima misura dopo la sua morte ha sequestrato tutto ciò che ha trovato nel suo modesto appartamento. Per leggerlo con calma durante le indagini. Lascia Putin, un ex membro del KGB, alla guida della Russia. Lascia Kadyrov, uomo di Putin, da lei accusato di crimini contro la popolazione cecena alla guida della Cecenia. Lascia il silenzio del Cremlino, forse in lutto stretto. Lascia Chirac che decora Putin con la Gran Croce della Legion d’Onore. Lascia un libro: “La Russia di Putin” che vi consiglio di leggere. Nel libro Anna scrive di Putin: “La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo”.Anna ricorda l’omicidio Matteotti. Sequestrato e ucciso dopo un suo discorso di accusa contro il fascismo in Parlamento. L’ultimo prima del Regime e del discorso ufficiale di Mussolini del 1925 alla Camera di insediamento della dittatura: "Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!". Ma almeno il duce non sequestrò i documenti privati di Matteotti.Cosa avverrà ora in Russia? Ma questa non è una domanda che possono farsi le democrazie occidentali. La Russia, su questo non si discute, è una democrazia fondata sul gas e sul petrolio che esporta. Se non li esportasse tornerebbe a essere la buona, vecchia dittatura di un tempo.
di
Beppe Grillo
E’ morta una giornalista vera. Si chiamava Anna Politkovskaja. Le hanno sparato prima al cuore e poi alla testa all’ingresso di casa sua. Un edificio alla periferia di Mosca. Lascia due figli. Lascia un’inchiesta sulle torture in Cecenia dei russi che non potrà più essere pubblicata dal suo giornale, la Novaja Gazeta. Lascia tutti i suoi documenti, archivi, foto, pc alla polizia russa, che come prima misura dopo la sua morte ha sequestrato tutto ciò che ha trovato nel suo modesto appartamento. Per leggerlo con calma durante le indagini. Lascia Putin, un ex membro del KGB, alla guida della Russia. Lascia Kadyrov, uomo di Putin, da lei accusato di crimini contro la popolazione cecena alla guida della Cecenia. Lascia il silenzio del Cremlino, forse in lutto stretto. Lascia Chirac che decora Putin con la Gran Croce della Legion d’Onore. Lascia un libro: “La Russia di Putin” che vi consiglio di leggere. Nel libro Anna scrive di Putin: “La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo”.Anna ricorda l’omicidio Matteotti. Sequestrato e ucciso dopo un suo discorso di accusa contro il fascismo in Parlamento. L’ultimo prima del Regime e del discorso ufficiale di Mussolini del 1925 alla Camera di insediamento della dittatura: "Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!". Ma almeno il duce non sequestrò i documenti privati di Matteotti.Cosa avverrà ora in Russia? Ma questa non è una domanda che possono farsi le democrazie occidentali. La Russia, su questo non si discute, è una democrazia fondata sul gas e sul petrolio che esporta. Se non li esportasse tornerebbe a essere la buona, vecchia dittatura di un tempo.
di
Beppe Grillo
Happy Sunday ( the bottle)

Avrei dovuto pensarci prima.
Non si trattava che di gelosia
di gelosia
odiosa
gelosia.
L'ho capito solo dopo,
la bottiglia me lo ha rivelato.
Il pensiero
che
un corpo familiare
(sempre amato)
potesse
contenere e contenersi ancora,
mi ha aperto la mente:
ero io che manipolavo quel corpo
ero solo io che partorivo quel pensiero!
Era solo gelosia,
stupida
odiosa
gelosia.
di
Il Cavaliere dei cento Cavalli
giovedì, ottobre 05, 2006
Dispiaciuta
mercoledì, settembre 27, 2006
Pietà
Lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Da Piergiorgio Welby, Co-Presidente dell’Associazione Coscioni.
Caro Presidente, scrivo a Lei, e attraverso Lei mi rivolgo anche a quei cittadini che avranno la possibilità di ascoltare queste mie parole, questo mio grido, che non è di disperazione, ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese.
Fino a due mesi e mezzo fa la mia vita era sì segnata da difficoltà non indifferenti, ma almeno per qualche ora del giorno potevo, con l’ausilio del mio computer, scrivere, leggere, fare delle ricerche, incontrare gli amici su internet. Ora sono come sprofondato in un baratro da dove non trovo uscita. La giornata inizia con l’allarme del ventilatore polmonare mentre viene cambiato il filtro umidificatore e il catheter mounth, trascorre con il sottofondo della radio, tra frequenti aspirazioni delle secrezioni tracheali, monitoraggio dei parametri ossimetrici, pulizie personali, medicazioni, bevute di pulmocare. Una volta mi alzavo al più tardi alle dieci e mi mettevo a scrivere sul pc. Ora la mia patologia, la distrofia muscolare, si è talmente aggravata da non consentirmi di compiere movimenti, il mio equilibrio fisico è diventato molto precario. A mezzogiorno con l’aiuto di mia moglie e di un assistente mi alzo, ma sempre più spesso riesco a malapena a star seduto senza aprire il computer perchè sento una stanchezza mortale. Mi costringo sulla sedia per assumere almeno per un’ora una posizione differente di quella supina a letto. Tornato a letto, a volte, mi assopisco, ma mi risveglio spaventato, sudato e più stanco di prima. Allora faccio accendere la radio ma la ascolto distrattamente. Non riesco a concentrarmi perché penso sempre a come mettere fine a questa vita. Verso le sei faccio un altro sforzo a mettermi seduto, con l’aiuto di mia moglie Mina e mio nipote Simone. Ogni giorno vado peggio, sempre più debole e stanco. Dopo circa un’ora mi accompagnano a letto. Guardo la tv, aspettando che arrivi l’ora della compressa del Tavor per addormentarmi e non sentire più nulla e nella speranza di non svegliarmi la mattina. Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà.
Starà pensando, Presidente, che sto invocando per me una “morte dignitosa”. No, non si tratta di questo. E non parlo solo della mia, di morte.
La morte non può essere “dignitosa”; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita, in special modo quando si va affievolendo a causa della vecchiaia o delle malattie incurabili e inguaribili. La morte è altro. Definire la morte per eutanasia “dignitosa” è un modo di negare la tragicità del morire. È un continuare a muoversi nel solco dell’occultamento o del travisamento della morte che, scacciata dalle case, nascosta da un paravento negli ospedali, negletta nella solitudine dei gerontocomi, appare essere ciò che non è. Cos’è la morte? La morte è una condizione indispensabile per la vita. Ha scritto Eschilo: “Ostico, lottare. Sfacelo m'assale, gonfia fiumana. Oceano cieco, pozzo nero di pena m'accerchia senza spiragli. Non esiste approdo”.
L’approdo esiste, ma l’eutanasia non è “morte dignitosa”, ma morte opportuna, nelle parole dell’uomo di fede Jacques Pohier. Opportuno è ciò che “spinge verso il porto”; per Plutarco, la morte dei giovani è un naufragio, quella dei vecchi un approdare al porto e Leopardi la definisce il solo “luogo” dove è possibile un riposo, non lieto, ma sicuro. In Italia, l’eutanasia è reato, ma ciò non vuol dire che non “esista”: vi sono richieste di eutanasia che non vengono accolte per il timore dei medici di essere sottoposti a giudizio penale e viceversa, possono venir praticati atti eutanasici senza il consenso informato di pazienti coscienti. Per esaudire la richiesta di eutanasia, alcuni paesi europei, Olanda, Belgio, hanno introdotto delle procedure che consentono al paziente “terminale” che ne faccia richiesta di programmare con il medico il percorso di “approdo” alla morte opportuna. Una legge sull’eutanasia non è più la richiesta incomprensibile di pochi eccentrici. Anche in Italia, i disegni di legge depositati nella scorsa legislatura erano già quattro o cinque. L’associazione degli anestesisti, pur con molta cautela, ha chiesto una legge più chiara; il recente pronunciamento dello scaduto (e non ancora rinnovato) Comitato Nazionale per la bioetica sulle Direttive Anticipate di Trattamento ha messo in luce l’impossibilità di escludere ogni eventualità eutanasica nel caso in cui il medico si attenga alle disposizioni anticipate redatte dai pazienti. Anche nella diga opposta dalla Chiesa si stanno aprendo alcune falle che, pur restando nell’alveo della tradizione, permettono di intervenire pesantemente con le cure palliative e di non intervenire con terapie sproporzionate che non portino benefici concreti al paziente. L’opinione pubblica è sempre più cosciente dei rischi insiti nel lasciare al medico ogni decisione sulle terapie da praticare. Molti hanno assistito un famigliare, un amico o un congiunto durante una malattia incurabile e altamente invalidante ed hanno maturato la decisione di, se fosse capitato a loro, non percorrere fino in fondo la stessa strada. Altri hanno assistito alla tragedia di una persona in stato vegetativo persistente. Quando affrontiamo le tematiche legate al termine della vita, non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire. Chi condivide, con amore, il percorso obbligato che la malattia impone alla persona amata, desidera la sua guarigione. I medici, resi impotenti da patologie finora inguaribili, sperano nel miracolo laico della ricerca scientifica. Tra desideri e speranze, il tempo scorre inesorabile e, con il passare del tempo, le speranze si affievoliscono e il desiderio di guarigione diventa desiderio di abbreviare un percorso di disperazione, prima che arrivi a quel termine naturale che le tecniche di rianimazione e i macchinari che supportano o simulano le funzioni vitali riescono a spostare sempre più in avanti nel tempo. Per il modo in cui le nostre possibilità tecniche ci mantengono in vita, verrà un giorno che dai centri di rianimazione usciranno schiere di morti-viventi che finiranno a vegetare per anni. Noi tutti probabilmente dobbiamo continuamente imparare che morire è anche un processo di apprendimento, e non è solo il cadere in uno stato di incoscienza.
Sua Santità, Benedetto XVI, ha detto che “di fronte alla pretesa, che spesso affiora, di eliminare la sofferenza, ricorrendo perfino all'eutanasia, occorre ribadire la dignità inviolabile della vita umana, dal concepimento al suo termine naturale”. Ma che cosa c’è di “naturale” in una sala di rianimazione? Che cosa c’è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c’è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l’aria nei polmoni? Che cosa c’è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l’ausilio di respiratori artificiali, alimentazione artificiale, idratazione artificiale, svuotamento intestinale artificiale, morte-artificialmente-rimandata? Io credo che si possa, per ragioni di fede o di potere, giocare con le parole, ma non credo che per le stesse ragioni si possa “giocare” con la vita e il dolore altrui. Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti, ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine ad una sopravvivenza crudelmente ‘biologica’ – io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico.
Sono consapevole, Signor Presidente, di averle parlato anche, attraverso il mio corpo malato, di politica, e di obiettivi necessariamente affidati al libero dibattito parlamentare e non certo a un Suo intervento o pronunciamento nel merito. Quello che però mi permetto di raccomandarle è la difesa del diritto di ciascuno e di tutti i cittadini di conoscere le proposte, le ragioni, le storie, le volontà e le vite che, come la mia, sono investite da questo confronto.
Il sogno di Luca Coscioni era quello di liberare la ricerca e dar voce, in tutti i sensi, ai malati. Il suo sogno è stato interrotto e solo dopo che è stato interrotto è stato conosciuto. Ora siamo noi a dover sognare anche per lui.
Il mio sogno, anche come co-Presidente dell’Associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l’eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi.
Piergiorgio Welby
Data: 21 Settembre, 2006
lunedì, settembre 25, 2006
Stasera il sangue
sabato, settembre 23, 2006
Hedy

L'idea gira intorno e fugge persino ai fari della notte.
Un romanzo è un affare di crepe e pendii, mica di serate annacquate e catarrose!
Ho passato del tempo -stasera- sempre proteso al dopo, forse per questo non trovo pace e ristoro nemmeno se mi tolgo quella spina dal piede.
La verità è che sono raffreddato e questa foto di Hedy
non basta a sentirla ancora viva, giovane, eterna.
Risprofondo in un caldo di mani gonfie ed esauste.
di Amanteo
giovedì, settembre 21, 2006
venerdì, settembre 15, 2006
sabato, settembre 09, 2006
Punti di vista
lunedì, settembre 04, 2006
mercoledì, agosto 30, 2006
Percorsi

Dentro al tuo amore entro come in una chiesa
Vi aleggia un velo azzurro di silenzio e d'incenso
Non so se gli occhi miei s'ingannano, ma sento
Celesti visioni che il cuore mi angelizzano.
È te che amo oppure amo l'amore?
È la cattedrale o piuttosto la madonna?
Che importa! Se commosso il mio cuore s'abbandona
E vibra al rintocco sulla cima della torre!
Che importano gli altari e che importano le vergini,
Se là dentro, scesa la pace della sera, sento
Un po' di te che all'organo dello jubè canta
Qualcosa di me che dentro ai ceri brucia.
di
Georges Rodenbach (1855-1898)
sabato, luglio 22, 2006
lunedì, luglio 10, 2006
venerdì, luglio 07, 2006
Non capisci se...?

Io non capisco se l'amore sia
ferita o cura tra di noie
se il privarci di carezze
potrà salvarci oppure no
Io non lo so se la tua pelle
abbraccia spazi così grandi
da farmi alzare in volo via da qui
con le ali incerte che ora ho
Io non lo so se questo non capirsi mai
che ci riporta sempre qui
è quel che chiami solitudine
ma è un gioco da cui non so difendermi
questi silenzi sono eternità
e i nostri sguardi così fragili
ed ogni gesto in più non riempirà
questa assenza che indurisce ogni cosa.
La Crus
mercoledì, luglio 05, 2006
martedì, luglio 04, 2006
By Silvia

Ariel
Stasis in darkness.
Then the substanceless blue
Pour of tor and distances.
God's lioness,
How one we grow,
Pivot of heels and knees!
---The furrow
Splits and passes,
sister to
The brown arc
Of the neck I cannot catch,
Nigger-eye
Berries cast darkHooks
---Black sweet blood mouthfuls,
Shadows.Something else
Hauls me through air
---Thighs, hair;
Flakes from my heels.
WhiteGodiva,
I unpeel
---Dead hands, dead stringencies.
And now
I Foam to wheat, a glitter of seas.
The child's cryMelts in the wall.
And I Am the arrow,
The dew that flies,
Suicidal, at one with the drive
Into the redEye,
the cauldron of morning.
bY
Sylvia Plath
sabato, luglio 01, 2006
martedì, giugno 27, 2006
giovedì, giugno 22, 2006
mercoledì, giugno 21, 2006
lunedì, giugno 19, 2006
venerdì, giugno 16, 2006
Recensione

“Il libraio di Selinunte” di Vecchioni tra il sogno e la (dura) realtà
Forse non è stato casuale trovarmi fra le mani il libretto di Roberto Vecchioni – arcinoto cantautore italiano – Il libraio di Selinunte, opera interessante perché agisce su due ghiotti fronti d’interesse.
Il primo: il sogno.
Il secondo: la realtà.
Il tutto è incastonato in una ben levigata cornice stilistica che fa scorrere le pagine fra le dita come l’acqua di un ruscello di montagna.
Il sogno sta tutto nella fantasia di Nicolino, l’adolescente protagonista del romanzo che vive il suo paese, Selinunte appunto, come un “non luogo” o meglio come il luogo dell’esistenza fantastica, dove gli odori ed i sapori sanno di buono, di mamma.
Nicolino vive le sue giornate come un suo avo dell’Olimpo, nella consapevolezza di essere il solo cittadino “salvo, indenne”. Il solo a vedere le sfumature che gli altri, in paese, non vedono. Un artista dunque il giovane Nicolino, come tanti ragazzini della sua età.
Ma gli occhi dell’artista, si sa, sono lo specchio della realtà. Il sogno cede – sempre in Sicilia! – alla realtà.
Così il vecchio goffo libraio, cantante di versi e di bellezza, viene isolato da quel paese in verità che non lo aveva mai accettato.
Perché il sogno, in Sicilia, è pura realtà e la realtà se fa male, non ha bisogno dei sogni.
"Il libraio di Selinunte" di Roberto Vecchioni edito da EINAUDI Euro 8,00, pag 68, .
di Nicola Platania
Forse non è stato casuale trovarmi fra le mani il libretto di Roberto Vecchioni – arcinoto cantautore italiano – Il libraio di Selinunte, opera interessante perché agisce su due ghiotti fronti d’interesse.
Il primo: il sogno.
Il secondo: la realtà.
Il tutto è incastonato in una ben levigata cornice stilistica che fa scorrere le pagine fra le dita come l’acqua di un ruscello di montagna.
Il sogno sta tutto nella fantasia di Nicolino, l’adolescente protagonista del romanzo che vive il suo paese, Selinunte appunto, come un “non luogo” o meglio come il luogo dell’esistenza fantastica, dove gli odori ed i sapori sanno di buono, di mamma.
Nicolino vive le sue giornate come un suo avo dell’Olimpo, nella consapevolezza di essere il solo cittadino “salvo, indenne”. Il solo a vedere le sfumature che gli altri, in paese, non vedono. Un artista dunque il giovane Nicolino, come tanti ragazzini della sua età.
Ma gli occhi dell’artista, si sa, sono lo specchio della realtà. Il sogno cede – sempre in Sicilia! – alla realtà.
Così il vecchio goffo libraio, cantante di versi e di bellezza, viene isolato da quel paese in verità che non lo aveva mai accettato.
Perché il sogno, in Sicilia, è pura realtà e la realtà se fa male, non ha bisogno dei sogni.
"Il libraio di Selinunte" di Roberto Vecchioni edito da EINAUDI Euro 8,00, pag 68, .
di Nicola Platania
tratto da Il NOTIZIARIO del 10 Giugno 2006
giovedì, giugno 15, 2006
martedì, giugno 13, 2006
lunedì, giugno 12, 2006
Filastrocche

La farfalletta (La vispa Teresa)
La vispa Teresa
avea tra l’erbetta
A volo sorpresa
gentil farfalletta
E tutta giuliva
stringendola viva
gridava distesa: "L’ho presa! L’ho presa!".
A lei supplicando
l’afflitta gridò:
"Vivendo, volando che male ti fò?
Tu sì mi fai male
stringendomi l’ale!
Deh, lasciami! Anch’io son figlia di Dio!".
Teresa pentita
allenta le dita: "Va', torna all'erbetta, gentil farfalletta".
Confusa, pentita,
Teresa arrossì,
dischiuse le dita
e quella fuggì.
di Luigi Sailer
domenica, giugno 11, 2006
Il silenzio
venerdì, giugno 09, 2006
Basilea
giovedì, giugno 08, 2006
DREAM
sabato, giugno 03, 2006
Pour Elle

Donna genovese
Tu mi portasti un pò d'alga marina
Nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
Che è corso di lontano e giunge grave
D'ardore, era nel tuo corpo bronzino:
Oh la divinaSemplicità delle tue forme snelle-
Non amore non spasimo, un fantasma,
Un'ombra della necessità che vaga
Serena e ineluttabile per l'anima
E la discioglie in gioia, in incanto serena
Perchè per l'infinito lo sciroccoSe la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!
Dino Campana
venerdì, giugno 02, 2006
Confusion

I' ho sì gran paura di fallare
I' ho sì gran paura di fallare
verso la dolce gentil donna mia
ch'i' non l'ardisco la gioi' domandare,
che 'l mi' coraggio cotanto disia;
ma 'l cor mi dice pur d'assicurare
perché 'n lei sento tanta cortesia
ch'eo non potrei quel dicer
né farech'i' adirasse la sua segnoria.
Ma se la mia ventura mi consente
ch'ella mi degni di farmi quel dono,
sovr'ogn'amante viverò gaudente.
Or va', sonetto, e chielle perdonos'io
dico cosa che le sia spiacente:
ché s'io non l'ho, già mai lieto non sono.
di Cecco Angiolieri
mercoledì, maggio 31, 2006
Meine nase

Non faccio che pensare a lui, al Meine Nase,
perchè di certo
quello vero
non è come quello che ho in mente in questo momento.
Nooo!!!
Lui è bello!
Importante!!
Si fa vedere di rado, ma è splendido nel suo portamento.
Nobile che ricorda quella mia nonna baronessa...(o contessa?).
Meine nase
non credi sia venuto il tempo di scrivermi una lettera? magari una poesia! Ma si che puoi!
Tu puoi ciò che vuoi!
Dolce (caro)
desiderato
Meine nase.
di Amanteo
Dedicato a quel naso che non sa di essere importante.
martedì, maggio 30, 2006
SCISSIONI

Le scissioni religiose sono il sale di democrazie e di coscienze e sale sulle ferite causate dalle stesse scissioni.
Ogni mutamento epocale è un progresso.
Ogni mutamneto epocale è un regresso verso l'istinto più animalesco dell'uomo.
di Amanteo
Dedico questo post ad una mente di lotta e di concetto, Davide (Pastore Valdese).
mercoledì, maggio 24, 2006
Alla frutta

sabato, maggio 20, 2006
venerdì, maggio 19, 2006
Certi tramonti canadesi

Ho da recuperare un anno.
Su di me,
sai tutto.
Della mia creazione fosti artefice e autore.
Sai delle depressioni e delle vette
nelle mie giornate
fannullone.
Ho vissuto però
nella ricerca
e di questo me ne darai atto.
Ho trovato,come sai,
tante cose
persino la stima e l'amore di una Signora.
Bella come un sole d'autunno,
di certi tramonti canadesi
che sono tutto un profumo di foglie quasi morte.
Delle altre Sue doti, tutti sanno e sapranno,
a noi basti la bellezza di quel sorriso
fontana vivace
di luce e sapore.
Questa luce risplende oggi,
solo nel mio cuore
perchè Tu, o Signore,
te ne compiacesti troppo
un anno orsono.
Che la Sua assenza ed il mio dolore
ti ripaghino dei miei torti!
Ti prego di compiacerti ancora oggi della Sua presenza,
o Signore,
così che il saperti più felice,
renda meno gravosa la Sua assenza.
Ti prego, o Signore,
di farmi piccolo piccolo un giorno,
da poter volare leggero
in certi tramonti canadesi
che sono tutto un profumo
di foglie ancora vive.
Alla memoria, sempre viva e feconda,
di Sara Caschetto.
di Amanteo
martedì, maggio 16, 2006
mercoledì, maggio 03, 2006
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